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giovedì 29 dicembre 2016

La Sindrome di Miranda

(Ovvero: gli uomini preferiscono le sceme)

Sto iniziando a convincermi che hanno ragione Radio Maria e la Westboro Baptist Church: Dio c'e' ed e' un fan sfegatato del patriarcato

Invece, ho ricevuto una macchina per fare il cappuccino

Guardiamo il 2016: muoiono David Bowie, Prince, George Michael, viene eletto Trump a suon di "grabby 'em by the pussy", e infine se ne va l'unica principessa la cui storia merita di essere ricordata. Inizio a chiedermi se non ci sia qualcuno lassu' che davvero si incazza se i gay si sposano e se io mi tolgo il reggiseno.

Questo preludio per giustificare il fatto che il mio post di Capodanno sara' una delle perle femministe di Giupy, particolarmente ispirata dal fatto che ho aspettato un'ora dal parrucchiere leggendo GRAZIA. Ma voi lo leggete Grazia? E' probabilmente scritto da una di quelle persone che fanno i meme anti-vaccini sulla vostra bacheca di Facebook, sia come contenuti che livello di Italiano. Ogni articolo di Grazia che celebra l'importanza di essere bella e magra e di avere certi vestiti provoca una colica ad una femminista della prima ondata. 

Questo mi ha fatto venire in mente un episodio di Sex& the City. Miranda va ad uno speed date e non trova uomini che vogliano uscire con lei. Quando decide di mentire e di dire che di lavoro fa la hostess invece che l'avvocata di successo, trova subito un medico che le chiede di uscire. L'episodio si conclude con il tizio che confessa di aver mentito, e di non essere un medico ma solo un venditore, e di averlo fatto per trovare donne che uscissero con lui.


Trovo l'episodio piuttosto esplicativo: Ops, gli uomini potrebbero sentirsi minacciati se noi siamo piu' di successo. Piu' intelligenti. Con una migliore carriera. E qui possiamo continuare per sempre.

Ammetto che quando per la prima volta ho sentito amiche lamentarsi di non trovare un uomo per questo motivo, ho pensato che esagerassero. In fondo conosco un sacco di donne molto intelligenti che hanno trovato uomini che le amano molto e che non si sentono minacciate da loro.

Poi (dopo aver letto Grazia e aver scoperto quanto poco femminismo ci sia nel mondo) ho fatto mente locale. Conosco tante donne intelligenti che stanno con uomini intelligenti. Conosco anche uomini intelligenti che sono attratte dal modello locale di Chiara Ferragni.
 (scriverei qui che non intendo offendere nessuno, pero' un pochetto una che passa il tempo a farsi fotografie al sedere con su mutande di Topolino e metterle su Internet e ha piu' successo sociale di io che parlo alle conferenze, mi irrita. Yep, gelosia).

Cosi', donne molto intelligenti si mettono spesso con uomini molto intelligenti. Uomini molto intelligenti altrettanto spesso stanno con donne che credono realmente nell'esistenza di vampiri che luccicano nel buio. (meno male che gli ambienti universitari sono ancora molto maschilisti, se non ci fossero piu' uomini che donne la competizione sarebbe spietata) 

Il che mi sembra piuttosto facile da comprendere: c'e' la crisi della mascolinita', uomini hanno bisogno di donne meno intelligenti perche' cosi' si sentono meglio e possono fare un po' di sano mansplaining e siamo tutti felici.


Una cosa pero' non mi spiego: io credo fermamente nella legge della parita' di idiozia fra gruppi. C'e' la stessa quantita' di idioti tra alti e bassi, bianchi e neri, Italiani e Tedeschi, uomini e donne. Se uomini intelligenti si mettono con donne stupide, con chi si mettono le donne intelligenti rimaste single?

Sospetto che queste donne intelligenti si mettano con uomini stupidi. Tuttavia, questa cosa mi manda in crisi, perche' fa vacillare la mia perfetta teoria dell'intellettuale che tornando a casa vuol sentire parlare solo di lacci di scarpe perche' non vuole avere anche nella sfera domestica qualcuno che gli ricorda che non ha mai capito Sartre. Come fa l'uomo stupido a stare con una donna intelligente e non sentirsi minacciato nella sua virilita'? 

Ho elaborato quindi una nuova teoria che si basa su due pilastri, e che non e' assolutamente comprovata ma io ci credo fermamente (commentatemi pure con esperienze vostre personali):

1) Gli stupidi non si rendono poi tanto conto di esserlo. Ci sono uomini positivamente convinti che il verbo havere abbia l'"h" in tutte le sue forme tranne che nella prima e seconda persona singolare presente, che potrebbero sentirsi intelligenti come la loro compagna esperta di Dante, uomini che voterebbero Trump e non pensano di avere un solo neurone meno della moglie politologa. 

2) Non sottovalutiamo il potere della disperazione.
Abbiamo tutti un'amica (o molto piu' d'una) che ci chiede a dire "Com'e' che io sono single e Tizia non fa in tempo a mollarne uno che immediatamente ha gia' uno nuovo?"
Perche', spesso, Tizia non vuole stare da sola. E si accontenta di colui che pensa che i rettiliani ci stanno per governare e che la Brexit avrebbe portato soldi al sistema pubblico sanitario. Tizia non e' mai single perche' il sabato sera guarda Alberto Angela e questo soddisfa la sua dose di intelligenza settimanale, cosi' puo' tornare a parlare di calcio e tubi con il suo ragazzo. Cosi', pian piano, si mette a leggere Grazia e pensa di non essere l'unica, che alla fine va bene cosi', che gli uomini vanno presi per come sono, che forse pure lei puo' nascondere un po' della propria intelligenza per avere qualcuno che tosa il prato. 

Quindi, nel caso la mia teoria fosse vera, vi esorto a cio': cercate di essere consapevoli del vostro QI, e mettetevi con una persona che ha un'intelligenza adeguata alla vostra. Prendetemi per razzista, ma credo fermamente che mischiare diversi livelli di intelligenza non sia mai una buona idea. Uno dei due rimane sempre bruciato. 

Oppure rimanete single, che non c'e' nessun bisogno di mettersi con il caporedattore di Modern Jackass Magazine (espressione coniata da una mia amica) giusto per avere qualcuno da portare ai matrimoni e ai battesimi. Pensate a Miranda, e al fatto che il 2016 e' stato brutto abbastanza: non metteteci anche voi. 





Una delle frasi piu' romantiche che mi sono mai sentita dire e' "Io non potrei mai stare con una persona stupida". Vale piu' di mille altri complimenti.






giovedì 22 dicembre 2016

Frohe Weihnachten

E' arrivato il Natale, o miei adorati lettori, e nell'augurarvi ogni gioia vi raccontero' come l'ho festeggiato io nel posto dove lavoro (e non vi raccontero' invece il Natale in famiglia, che sara' il momento piu' terribile dell'anno tra gente che tenta di farmi mangiare glutine e altra che rimarca la mia inutilita' sociale di non-sposata senza figli)

La cosa bella del posto dove lavoro e' che nessuno si e' opposto alla mia idea di indossare cappelli da Babbo Natale e cantare al karaoke (anzi, ho l'impressione di aver raggiunto un nuovo ruolo sociale nel dipartimento). Il grande-mega-super-boss si e' messo il cappello e ha fatto un discorso molto carino in cui ha ringraziato tutti noi presenti. 
Poi ha alzato gli occhi e ha detto "Vedo tra voi pure alcuni che non si sono segnati nel Googledoc che abbiamo mandato in giro per vedere chi partecipava alla festa. Se non vi siete segnati, non avrete il ringraziamento".
Anche i colleghi Tedeschi hanno concordato che questo e' un po' l'epitome della cocciutaggine burocratica crucca.

Babbo Natale e' stato scelto come tema perche' tutto doveva essere strettamente non religioso, per non offendere i colleghi non cristiani (Salviniani tra voi, non parliamo di Musulmani ma di Ebrei, che in Germania - intuiamo perche' - sono trattati con un pochetto di riguardo). Babbo Natale e' perfetto perche' e' stato inventato dalla Coca Cola, ma e' rosso, quindi piace sia a capitalisti che a comunisti, e in tutto cio' e' splendidamente laico.


Infatti va la pancia, a furia di bere Coca Cola

Mi sono quindi informata presso i colleghi Tedeschi delle loro tradizioni natalizie. Mi hanno spiegato che loro hanno sia San Nicholas il 6 di Dicembre (che e' anche molto multietnico visto che e' un vescovo Turco) che Babbo Natale il 25 Dicembre. Ogni tentativo di capire se fossero la stessa persona ha instigato grandi dibattiti in Tedesco nei quali non mi sono addentrata.

Babbo Natale apparentemente ha un alter ego crudele che gira con una frusta e picchia i bambini che non si sono comportati bene.
Esistono anche delle versioni di questa frusta con delle caramelle attaccate che vengono date come reminder ai bambini, un po' come il carbone della Befana.

Sentendo questa storia non ho potuto fare a meno di ricordare la definizione che Jon Oliver ha dato della Germania:

 "A country whose idea of a bedtime story is two children being left to die in the forrest before being nearly being cooked and eaten and murdering an old woman"


Babbo Natale oltre al socio crudele ha anche venti aiutanti neri.
"Come...neri?"
"Si, con la faccia nera"
"Ma sono... di colore?"
"Si sono i suoi servitori"
"E questa cosa non e' un po'...razzista?"
No. Babbo Natale gira con venti assistenti neri.
Io me li sono immaginati cosi':

Perche' non mi permetterei mai di pensare che Babbo Natale sia stupido

Per essere politicamente corretti abbiamo evitato le canzone religiose (se ovviamente il politicamente corretto esiste ancora dopo i venti neri e il cattivo che picchia i bambini). Abbiamo percio' cantato una canzone che si chiama "Schneeflockchen Weissrockchen"

Dopo aver imparato a pronunciarlo in cinque comodi giorni, ho chiesto a colleghi cosa volesse dire. Mi hanno spiegato che e' "piccolo fiocco di neve con una corta gonna bianca", e che si rivolge al fiocco di neve come fosse una ragazza.
Io l'ho immaginato cosi':

Credetemi, Victoria's Secrets ha creato il completino "Sexy Snowflake"

Poi i colleghi hanno rettificato dicendo che la gonna non e' "corta" ma "piccola" perche' anche il fiocco di neve e' piccolo.
Resta il fatto che quando non inventano storie tremendamente splatter i Tedeschi probabilmente si drogano di Feuerzangenbowle e scrivono canzoni in cui parlano con i fiocchi di neve.

La canzone pero' e' abbastanza orecchiabile e me la canticchiero' fino alla fine del 2017. Ve la metto qui cosi' almeno potete rimanerne ossessionati pure voi:


(E nell'augurarvi Buon Natale vi dico anche che quello che ho scritto in questo post potrebbe non essere vero perche' magari sono i miei colleghi che mi prendono per il sedere nel dirmi queste cose di fiocchi di nevi e servi neri e abusi suoi bambini. Nel caso ne sappiate piu' di me, rettificate pure nei commenti) 







giovedì 15 dicembre 2016

Il canone RAI

Trasferirsi a vivere in un nuovo Paese e' difficile. Nel mio caso, non sto incontrando le normali difficolta' che incontrano gli expat: mancanza di amici, cultural clash, assenza di bidet. No, io sto alla grande, in due settimane gia' bevevo fiera il succo di mela come tutti i Tedeschi. Cio' che mi mette in vera difficolta' e' compiere quelle piccole azioni quotidiane. Come pagare il Canone RAI.

Prima ancora di aver capito quale fosse la mia cassetta della posta, mi era gia' arrivata la lettera della Deutschlandradio. Ho fatto quello che fanno di solito gli adulti in questa situazione: l'ho ignorata.

Pochissimo dopo, ne e' arrivata un'altra. Cosi' ho chiesto ai colleghi gentili di tradurla.
"Devi pagare il Canone Rai" (ok, non si chiama "Canone Rai", ma non e' che sto a scrivere "Deutschlandradio" tutte le volte, no?) 
"Ma nooooo" ho detto io "Io non ho la televisione, quindi non devo pagare!"
Mi hanno guardata cosi' 

















Al che ho capito che questa cosa SI DEVE pagare.
(Gente italiana dice che e' uguale pure per il Canone RAI quello vero, pero' io non l'ho mai pagato. Vero che non vivo in Italia dal 2010 e prima del 2010 ero una studentessa sfigata in subaffitto, pero' se ho fatto qualcosa di illegale non ditemelo che poi mi sento in colpa).

Il Canone RAI tedesco costa 200 euro l'anno, che tu abbia cinque televisioni, una sola, un computer con cui puoi andare ad ascoltarti la radio online, o anche NULLA e comunichi via piccione viaggiatore. Che tu sua Angela Merkel, un rifugiato del Burmini, un mostro verde bavoso, devi sempre pagare uguale (Ma non se hai un coinquilino. In quel caso se lo paga lui tu puoi non pagare nulla. Basta che lo convinci a pagare)

Mi hanno spiegato, pero', che Mamma Germania si e' accorta che il sistema era un po' troppo rigido. quindi hanno introdotto un'eccezione: se sei SIA sordo che cieco paghi solo 60 euro. Ma devi essere sordo E cieco. Se sei solo sordo, o solo cieco, devi comunque pagare 200 euro l'anno.

(Io ora vorrei incontrare la persona che si e' alzata una mattina dicendo: "Allora, i sordociechi forse la tv non la guardano molto, quindi io che sono BUONO gli faccio pagare solo 60 euro all'anno di canone).


Questa persona me la immagino cosi'

Il canone RAI e' solo una delle cose complicate che devo capire vivendo qui. Tutto tende ad essere molto burocratico, e a seguire regole molto precise.

Per esempio, mi sono iscritta ad un corso di Tedesco. La segretaria mi dice che devo pagare l'iscrizione.
"Ok" dico io "va bene la carta o volete un assegno?"
"Nein nein!" dice lei "Ti diamo un bollettino e tu lo paghi"
"Ok, datemelo"
"Nein nein! Te lo spediamo quando e' pronto"
"Posso passare io a prenderlo se volete"
"Nein nein! La procedura dice che dobbiamo spedirlo".

Cosi' ho dato l'indirizzo del mio ufficio. Che e' di fianco a dove si fa il corso di lingua. Anzi, tecnicamente ha lo stesso numero civico. Vorrei vedere la faccia del postino che si ritrova una busta con uguale indirizzo di mittente e destinatario.

Questo postino pero' non c'e' mai stato, perche' in due mesi questo bollettino non e' mai arrivato.
Mi hanno spedito pero' una mail che diceva:
"Frau Giupy, tu hai fatto una cosa molto sbagliata perche' hai messo l'indirizzo dell'ufficio, invece la procedura dice che dovevi mettere quello di casa. Ora quindi devi stampare un formulario, scrivere il tuo indirizzo di casa, firmarlo, scannerizzarlo e spedircelo via mail".

Al che io faccio due metri e dal mio ufficio arrivo alla segreteria (e sono proprio DUE metri, ripeto che e' lo stesso numero civico)
"Ok" dico allora "Sono qui, se proprio non volete darmi il bollettino, ora vi scrivo l'indirizzo di casa cosi' me lo spedite li'"
"Nein nein!" dice la segretaria esasperata "Devi mandarcelo via email, e' la procedura!".

Cosi' io sono tornata nel mio ufficio, ho stampato il formulario, ho scritto il mio indirizzo, l'ho scannerizzato, l'ho spedito per mail, ora mi prepareranno il bollettino, me lo spediranno a casa, io andro' in banca e paghero'. Tutto quando posso portare i soldi a DUE METRI dal mio ufficio. 

Cio' che mi deprime, e' che questo Paese ha un'economia ed una societa' apparentemente funzionanti. 

Foto della spesa di un Tedesco a cui la moglie aveva dato la seguente lista: 1 latte 2 cetrioli 3 burro 4 formaggio 5 pomodori 6 uova



giovedì 8 dicembre 2016

Panettoni&Piromani

La cosa piu' bella di vivere in Germania e' il Natale. Qui il Natale e' portato ad un nuovo ed estremo livello per cui ogni sputo di citta' post-industriale si trasforma da Mordor nel castello della Bella Addormentata, da Blade Runner nel villaggio di Babbo Natale. Per ogni strada pullulano bancarelle, renne, gluhwein, statue terrificanti. Soprattutto gluhwein, che contribuisce a moltiplicare la gente che gira rubizza e cantante.

Tipo con le giostrine cosi' davanti alla stazione

Va da se quindi che il Natale qui sia preso molto piu' che seriamente. Quando ho espresso il desiderio di prendere un albero di plastica (perche' ehi, chi ha voglia di uccidere un'ulteriore pianta - oltre a quelle che gia' uccido perche' mi dimentico di bagnare - e chi ha voglia di stare a raccogliere aghi di pino forever and ever?), sono stata guardata come si guarda la gente che dice "Voglio dare fuoco ad un cagnolino cucciolo e mettere il video su YouTube perche' sono cattivo ahahahaha" oppure "Voglio votare per Donald Trump, anzi no per Salvini, anzi no per Lord Voldemort, per essere sicuri che tutti i Babbani muoiano male"

Essendo che il Natale e' una cosa seria, i Tedeschi (o almeno quelli che ho incontrato finora) sono tutti dei maghi dell'art and craft, della serie che Muciaccia al confronto e' un dilettante, e che MacGyver ha solo da imparate. Tu dai ad un tedesco due rami di pino ed un'ape, e lui ti tira fuori cio':

Che sarebbe l'Adventskranz, la corona dell'avvento (presa da Pinterest)

Questa corona ha quattro candele, che si accendono per le quattro settimane prima di Natale, una alla volta. Le candele sono una cosa che, da quel che mi sembra di capire, i Tedeschi prediligono, visto che le mettono anche sugli alberi di Natale (non vi dico come mi hanno guardata quando ho osato proporre le lucine finte).

E voi direte, ma non e' pericoloso tenersi in casa candele vere accese? 
Si, lo e'.
Infatti, un amico raccontava con nostalgia della sua infanzia, quando i genitori facevano un albero altissimo nel centro del salotto, pieno di candele vere sempre accese.
E di fianco stava un secchio dell'acqua per quando il tutto prendeva accidentalmente fuoco.
"Pero' siamo ancora tutti qui" ha concluso la storia.
Credo questo rientri nella logica dei Tedeschi per cui i bambini vanno temprati alla maniera dei Vichinghi in modo che sopravvivano solo i piu' forti (o i piu' ignifughi, o i piu' veloci a calarsi dalle uscite antincendio).

Alberi e corone pero' non sono l'unica cosa che prende fuoco in Germania a Natale. Infatti, c'e' una bevanda che porta il gluhwein ad un nuovo, meraviglioso livello: il Feuerzangenbowle. 
Il Feuerzangenbowle (parola che ci ho messo tre giorni ad imparare, e che ora non smettero' piu' di ripetere) e' un gluhwein sopra il quale viene posta una grata con questo cono si zucchero

Che si chiama Zuker Hut

Il cono di zucchero viene cosparso di ruhm a 80 gradi alcolico e gli viene dato fuoco.

Anche questa presa da Pinterest, perche' quando l'ho visto preparare avevo troppa paura di venire bruciata per fare foto

Dopo che il Feuerzangenbowle e' pronto, i Tedeschi lo sorseggiano guardando un film che si chiama, a sua volta, "Feuerzangenbowle" (non sono sicurissima che lo facciano TUTTI i Tedeschi, ma l'amica mia me l'ha venduto come una cosa che senza non e' Natale, un po' come il panettone). 

Questo film e' stato prodotto nel 1944, quando i Tedeschi apparentemente pensavano fosse una buona circostanza storica per investire nell'industria cinematografica. Il film parla di un gruppo di uomini che si ubriaca con il Feuerzangenbowle (e fin qui nulla di nuovo sotto il sole, contando gli 80 gradi del ruhm). Uno di questi confessa di non essere mai andato a scuola perche' aveva un tutor privato, e gli altri lo convincono a fingersi uno studente per provare l'emozione di fare gli scherzi sciocchi ai professori (che, mi dicono, la mancanza di disciplina era piu' che tollerata nel 1944). L'uomo decide quindi di pretendere di avere 17 anni nonostante ne abbia 50, ma la cosa gli viene benissimo perche' anche gli altri studenti hanno chiaramente 45 anni, iniziando un trend di attori-anziani-che-fanno-la-parte-dei-giovani culminato in Dawson's Creek. Il film finisce con il tizio che si diverte un sacco e che ci prova con una diciassettenne in un divertente twist pedofilo.

E' un film vero, non me lo sono inventata in preda ai fumi dell'alcol

In tutto questo, il mio livello di tedescosita' e' salito perche' non solo ho gustato il Feuerzangenbowle, ma ho pure comprato un albero vero. Con le radici, cosi' non muore (forse). E l'ho messo in un secchio perche' essere hipster e' cosi' tanto 2016. 

Si chiama Pinuccio e per me e' bellissimo

lunedì 28 novembre 2016

Il Politcamente Corretto e i Cultural Clash

E' sera, e la metro (U-bahn) passa ogni quattordici minuti. Me ne passa davanti una, che perdo per un pelo. Mi siedo allora ad aspettare con una collega Israeliana.
Ci mettiamo a provare a leggere le pubblicita' in Tedesco sui cartelloni. Noto come le pubblicita' tedesche siano piuttosto essenziali: il cibo e' sempre "lecker", delizioso, o "gut", buono. Grazie al cavolo, se faceva schifo non mi facevi la pubblcita'.

Un tizio alla nostra sinistra si mette a ridere sotto i baffi ascoltandoci.

Ci mettiamo allora a parlare. Espongo una mia domanda sociologica:
"Ma i Tedeschi, perche' hanno i letti con i materassi separati? E con le due coperte?"
"Giupy, non essere razzista" dice collega
"Non sono razzista!" ribatto io "e' che mi chiedo perche' dormano cosi... secondo me e' che non si vogliono bene. Non si piacciono a vicenda"
"Ecco, adesso sei razzista"
"Ma va non sono razzista! Fossi stata razzista avrei detto che i Tedeschi sono stupidi"

I letti sono cosi', in modo che finisci nel baratro, e i cuscini sono 80x80, praticamente una piazza d'armi. La foto e' presa a caso da Internet


Una tizia alla nostra destra si mette a ridere sguaiatamente ascoltandoci.

Ci giriamo verso di lei, e lei dice "Se vuoi puoi anche dire che i Tedeschi sono stupidi" e giu' a ridere.

(disclaimer: i Tedeschi quando vado in comune a registrarmi o in segreteria a chiedere fondi per le conferenze l'Inglese non lo parlano mai, ma quando stai in metro tutti Shakespeare diventano) 

A quel punto la metro arriva, e salendo questa tizia diventa la mia migliore amica. Mi racconta di essere nata e cresciuta in Germania da genitori Argentini ma da nonni Russi, e di non sentirsi Tedesca. "Perche' si, e' vero, i Tedeschi sono poco espansivi". Tutto questo parlando in Spagnolo perche' ormai le mie brutte figure gia' le avevo fatte, e perche' nonostante i miei studi capisco sempre piu' lo Spagnolo del Tedesco, e lo Spagnolo l'ho imparato dalle canzoni di Ricky Martin.

Sicuro lui non ha i materassi separati a casa

Arriva la mia fermata, e scendo. La nuova migliore amica si mette a parlare con la mia collega.
"Da dove vieni tu?" le chiede
"Da Israele"
"Ma...da che parte?"
"Vicino a Tel Aviv"
"Ma sei... Cristiana?"
La fermata della mia collega si avvicina
"No" dice collega, subito prima di scendere "Sono un'adoratrice di idoli"

Passano i giorni, e decidiamo di raccontare questa storiella ai colleghi Tedeschi, che ridono molto.

Al che prendo la palla al balzo e chiedo: "Ma perche' avete i letti fatti cosi' scomodi?"
Mi hanno risposto "Be' perche' in una coppia magari ognuno vuole il suo materasso e la sua coperta, e' meglio no?" viva la passione.

Poi ho chiesto "Ma perche' avete dei cuscini giganti come delle piazze d'armi?"
Mi hanno risposto "Perche' costano come quelli piccoli, e poi li puoi piegare in due". Pratico

Infine ho chiesto "E perche' non avete il bidet?"
Mi hanno risposto, nell'ordine
"Il che?"
"L'abbiamo! Solo che non lo usiamo"
"Lo usavo da piccola, per lavarmi i denti"
"Ma e' solo per donne, no?"

Mi sento, alle volte, come Cesare che giunge ai confini dell'Impero

martedì 22 novembre 2016

Carletto Marx


Ovvero: Spiegazione (seria) del perche’ lavorare e’ sbagliato con qualche pillola Marxista

Ho passato un po’ di anni ormai a frequentare accademici, e basandomi sulla mia limitata esperienza ci sono due categorie: i Marxisti e i post-Marxisti che comunque Marx lo rispettano un sacco.

Che qui vediamo ritratto da Wikipedia


Faccio questo preambolo perche’, visto che la mia vita sentimentale era troppo piatta, si e’ deciso di prendere una casa a Bochum e una a Trier (Treviri per il Belpaese), da cui moroso passa quotidianamente il confine con il Granducato. E Trier e’ un posto che manda in brodo di giuggiole sia i Marxisti che i post-Marxisti perche’ e’ nientepopodimeno che la citta’ natale di Carletto Marx.

Va quindi da se che io sia andata subito a visitare la casa natale di Carletto. Questa casa e’ stata trasformata in museo anche se, a ben vedere, lui ci e’ vissuto solamente fino al primo anno di vita (anche se recenti studi dell’Universita’ di Stocavolo dimostrano che la coscienza rivoluzionaria si sviluppa tra i tre e i sei mesi di vita, quando si impara ad alzare il pugno). La casa-museo e’ ora un grazioso posto che racconta la storia di Carletto ed attrae prevalentemente un pubblico cinese, cosa quantomai curiosa se consideriamo che la sezione “Il Comunismo nel mondo” infanga la Cina parlando di come il Comunismo sia ormai diventato bieco capitalismo.


La casa di Carletto

Carletto ha avuto una di quelle vite affascinanti ma piuttosto dure al tempo stesso. Era uno studente brillante ma non gli e’ riuscito di diventare accademico, e cosi’ e’ diventato giornalista rivoluzionario (il che e’ un tantinello ironico se consideramo che gli accademici  mo' si tatuano addosso i suoi scritti). Carletto e’, oggettivamente, un pensatore geniale. Il motivo per cui tanti accademici lo citano e’ che dopo averlo letto passa un po’ la voglia di un lavoro vero. Il succo e’ semplice: quando noi produciamo qualcosa, quello e’ il nostro lavoro, e ci appartiene. Nel momento pero’ in cui noi lo produciamo come dipendenti di altri il nostro lavoro non e’ piu’ nostro, ma serve a produrre un plusvalore che va ad arricchire il capitalista/borghese di turno nostro padrone.

C’e un esempio semplice che aveva usato una volta un compagno di dottorato per spiegarlo: se tuo figlio fa un disegno e te lo regala, quella e’ una forma di lavoro non-capitalista e non alienato, perche' la creazione appartiene effettivamente a tuo figlio. Ma se tuo figlio va a lavorare da McDonald’s, ogni ora fara’ trenta hamburger. Questi trenta hamburger non gli appartengono, perche’ sono di proprieta’ di McDonald’s stesso. Il costo per cui questi trenta hamburger sono venduti e’ di sessanta euro. Tuo figlio pero’ non guadagna sessanta euro all’ora, ma dieci. Si trova quindi nella situazione paradossale di produrre trenta hamburger all’ora pero’ di poterne comprare solamente cinque. In tutto questo il datore di lavoro guadagna 50 euro del lavoro di tuo figlio, sfruttandolo. Per questo motivo, tuo figlio e’ alienato e non e’ davvero padrone del suo lavoro.

Qual e’ la soluzione a questo sistema perverso? Si chiese Carletto. I proletari sono molti di piu’ dei borghesi, e quindi possono tranquillamente unirsi contro la borghesia. In questo modo possono riappropriarsi del loro lavoro ed esserne pienamente padroni.

Con questa idea in testa, Carletto scrisse che “Uno spettro si aggira per l’Europa.” ("Ein Gespenst geht um in Europa") e – suspance! – si tratta proprio dello spettro del Comunismo, come si legge nel “Manifesto del partito Comunista” che scrisse con Engels

Il Poster del Manifesto del Partito Comunista con la facciona di Karl - e si, l'ho subito regalato ai miei genitori che l'hanno messo in salotto


Visto che Marx era un borghese ma non era sciocco, ha aggiunto cosi’ fra le righe che OVVIAMENTE la rivoluzione del proletariato va guidata almeno da un paio di borghesi, ma di quelli buoni, giusto per stare sicuro. A parziale giustificazione di Carletto, lui era nato agiato e certo non faceva il commesso al GS, ma non e’ che navigasse nell’oro. Scrivi scrivi invece di lavorarle, e spesso dovette chiedere aiuto economico all’amico Engel.


Disegno trovato a Trier e che non capisco se sia stupido o adorabile


Succede di solito che se la tua attivita’ principale e’ cercare di sovvertire l’ordine sociale e mandare al macero la classe dirigente che perderebbe tutti i suoi privilegi, sorprendentemente, i borghesi non ti vogliano proprio tanto tanto bene. Cosi Carletto dovette scappare prima a Parigi e Bruxelles e poi a Londra con la famiglia.

Dal punto di vista privato, la vita di Carletto e’ stata piuttosto dura. La moglie era spesso malata. Ha avuto sette figli, ma solo tre sono arrivate all’eta’ adulta, e hanno continuato a seguire Marx e fargli da segretarie. Di queste, due si sono suicidate, una assieme al marito. 

Nel museo, pero’, spiegano pure qualcosa d’altro. Carletto infatti aveva una relazione con la governante (e qui io mi sono infervorata: COSA? Stai li a predicare la lotta del proletariato e poi hai una GOVERNANTE? Oh ma lavateli tu i tuoi calzini). Da questa governante ha avuto un figlio che non ha mai riconosciuto (e pure qui: COSA? Tutti sti discorsi sull’eguaglianza sociale, e manco hai la decenza di mantenere l’uguaglianza tra i tuoi figli?). Indignazione di Giupy a parte, non ho idea di chi sia questo fantomatico figlio ma ne sono estremamente curiosa, perche’ e’ possibile che la’ fuori, benche’ con nome diverso, ci siamo degli eredi di Marx. Sarebbe ironico se fossero, chesso’, i maggiori azionisti della Ford.

Marx mori’ a Londra senza mai vedere il successo delle sue idee. E’ l’amico Engels (leggi: colui che fa tutto ma che nessuno si ricorda manco per sbaglio) che mise assieme i suoi scritti, li pubblico’ e il diffuse. Se non altro, c’e’ speranza che Carletto sia morto, quantomeno, fiducioso. Non ha visto i gulag, non ha visto il muro di Berlino, non ha visto la Primavera di Praga, non ha visto Putin e non ha visto l’elezione di Trump.


E non ha visto la sua faccia prestata al Capitalismo 

Ogni monetina che metti nella testa di Marx, lui nella sua tomba piange

Ma, per quanto ormai il capitalismo trionfi e noi ci si sguazza (e diciamocelo, meglio cosi' per certi versi), non dimentichiamoci che la rivoluzione sta solo aspettando noi. O almeno e' quello che ho pensato nel votare per il referendum e poi pensare alle catastrofiche potenziali conseguenze del mio voto


E questa la metto perche' sono stata al concerto dei Modena City Ramblers e 99 Posse, per stare in tema. 

(Nulla di questo post e' verificato e/o attendibile. Quindi, o studente che stai facendo una tesina su Marx, leggi Das Kapital e unisciti anche tu alla rivoluzione) 



domenica 13 novembre 2016

Baciami, mio Comunista

Per la serie “Gli-accademici-non-sono-stupidi” e “Il-mio-lavoro-sara’-precario-ma-e’-a-tratti-bellissimo”, sono stata ad una conferenza a Praga.

Praga e’ una citta’ molto affascinante che consiglio a tutti di visitare, ma come avrete capito dai miei blog non sono quel tipo di persona che scrive post sulle cose belle che ci sono nelle citta’, perche’ quello lo fanno gia’ i blogger di viaggi piu’ bravi di me.

 
Poi facile mettere le foto cosi' e dire che Praga e' bella, provateci con Bochum


Piuttosto, mi piace concentrarmi sulle stranezze dei luoghi che vedo. Tipo il fatto che a Praga ho sentito/incontrato piu’ Italiani che a Como e pare che la Repubblica Ceca ami la canzone italiana, visto che la mattina a colazione in albergo passavano Ramazzotti e sono andata a ballare in un locale trash anni 80 dove suonavano “Sara’ perche’ ti amo”.
E poi c’era questa statua di Gesu’:

Lunghe braccia e' sintomo di grande santita' 


Una cosa che ho molto apprezzato di Praga e che rientra abbastanza nella categoria “cose inusuali” e’ il quartiere residenziale costruito durante il Comunismo. La conferenza prevedeva dei tour facoltativi e io ho scelto quello in questa zona di Praga, probabilmente perche’ in pochi mesi Bochum ha gia’ alterato il mio senso del bello e ora sono attratta dalla “concrete beauty”.

Il tour pero’ e’ stato molto interessante, non tanto per quelle colate di cemento attorno alle quali abbiamo girato, ma per la spiegazione del contesto storico. Che un po’ abbiamo sperimentato anche nel Palazzo Congressi in cui era organizzata la conferenza, che e’ stato costruito come Palace of Culture per ospitare i raduni del Partito Comunista. E’ un gigantesco cubo di cemento i cui costi di riscaldamento sono esorbitanti, ma continuano a tenerlo in piedi ed usarlo perche’ costerebbe di piu’ abbatterlo.

 
Con la pioggia l'architettura comunista e' Mordor. Forse anche senza

La guida che ci ha fatto il tour ha trentacinque anni ed e’ cresciuto nel quartiere, che e’ stato costruito durante il periodo comunista per dare delle case alle brave famiglie comuniste.

Come si fa a diventare un bravo Comunista? Bisogna essere una famiglia, fare figli (presto, e tanti, un po’ alla Costanza Miriano) e non avere “macchie” sul curriculum tipo uno zio scappato all’estero (“Mortacci suoi zio Marek che se n’e’ andato in Francia e mo’ stiamo tutti sotto un ponte, io quello poi proprio manco lo potevo vedere alle cene di Natale, sempre a cercare di finirsi lo zabaione”).

Cosi’ seguendo questo modello le prime case sono andate ai Comunisti bravissimi che erano le spie, cosa che ha reso immediatamente chiaro che fossero spie a tutti gli altri (non oso immaginare che possa succedere in un condominio abitato solo da spie. Sicuro non era una buona idea pestare una cacca di cane e salire le scale senza pulirsi le scarpe pendando di non essere sgamato)

Nel caso ci fossero dei problemi tipo lo zio Marek in Francia, o in generale le liste di attesa fossero state troppo lunghe, si potevano corrompere i funzionari. Il che pero’ funzionava fino ad un certo punto perche’ tanto tutti corrompevano tutti, pure per le automobili, che venivano date dallo stato ed erano un bene di lusso.

Le case, definite dalla guida “rabbit cages”, erano tutte identiche, circa 60 metri quadri non importa quanti figli. Apparentemente il sistema di ventilazione e di insonorizzazione lasciavano il tempo che trovavano, e questo sicuramente aiutava le famiglie di spie a scoprire che facevano gli altri (“Maria del piano 4 ha fatto l’arrosto e poi ha guardato l’eredita’, scrivitelo!”).

Anche l’arredamento delle case era identico, e la vita si svolgeva intorno alla televisione, che trasmetteva solo due canali (e qui e’ l’unica cosa per cui li invidio, almeno non avevano Mediaset). Lo status symbol era il divano, di cui esistevano solo due o tre modelli, che avavano nomi tipo “Riviera” o “Venezia”. Come faceva notare la guida, e’ ironico che avessero questi nomi quando la gente non poteva lasciare il Paese. Come e’ ironico che ci fosse un gigantesco albergo quando nessuno visitava la Cecoslovacchia.

 

In tutto questo i bambini non avevano molto da fare. Andavano a scuola ma c’erano solo tre istituti, quindi dovevano fare i turni e certe volte andare a scuola la sera. Avevano gli stessi cappotti, le stesse scarpe, mangiavano lo stesso cibo. Giocavano ad infilarsi nei tubi dei cantieri che c’erano sempre, visto che i lavori sono andati avanti per anni ed anni. Qualche volta approfittavano del fatto che gli adulti lavoravano tutti nel centro citta’ e andavano a rubare nelle case dei vicini, dove pero’ tanto non e’ che ci fosse molto da rubare (e poi, ripetiamo, con tutte le spie in giro non sembra una grande idea).

Sentendo questi racconti ho chiesto scusa a Marx e ho segretamente gioito di essere cresciuta nella bambagia del Capitalismo (pure se avevo la Mediaset).

ll Partito Comunista faceva questo tipo di lavori perche’ aveva manie autocelebrative di grandezza. Il posto si chiamava “cosmonaut” e tutti i riferimenti sono agli astronauti, per esempio le squadre sportive si chiamavano “Sputnik” o “Rocket”. Questa e’ una statua di due astronauti, di cui uno e’ il primo non-Russo e non-Americano ad essere andato nello spazio, e mo’ si e’ fatto eleggere nel Parlamento Europeo come mebro del Partito Comunista (e giuro, vorrei incontrarlo giusto per sapere come ha fatto).

Purtroppo causa pioggia non e' venuta nella sua splendente beltade

Visto che i giovani avevano molto da fare, per divertirsi gli infilavano delle sigarette tra le dita come se fumasse.

C’e anche un’altra statua bellissima, che rappresenta un bacio tra la Russia e la Cecoslovacchia. 

"Baciami, stupido" "Si, Vladimir" 

E’ una statua tantissimo gay, per essere l’emblema del gay pride manca solo il sottofondo di Madonna ed una bandiera arcobaleno. Pero’ l’omosessualita’ era proibita.
“Aspetta, ma questi due stanno a limonare ma essere gay non si poteva?”
“Esatto, baciarsi sulla bocca tra persone dello stesso sesso e’ da paura, pero’ non puoi essere gay”.
Al che mi immaginavo le situazioni del tipo “Questo e’ Vladimir, nooooo non siamo gay, pero’ ci vogliamo bene e quindi  gli infilo la lingua in bocca, ma in modo eterosessuale e mascolino, come farebbe la Russia con la Cecoslovacchia”.

Il governo Cecoslovacco faceva costruire queste statue un po’ per manie di grandezza e un po’ perche’ il 4% dei fondi per ogni costruzione doveva essere usato per opere d’arte. Il che mi sembra una cosa molto bella, pero’ poi le cose che uscivano non erano stupende. Infatti, non ho mai sentito l’espressione “Sei bella come un’opera d’arte comunista”

Tipo questa

La guida pero’ continuava a dire che, nonostante tutte le limitazioni, a lui il quartiere piace un sacco perche’ ad essere cresciuto nel cemento ci si abitua (e forse succedera’ pure a me a Bochum, chissa’). Ed ora il quartiere continua ad esistere, gli appartamenti sono ancora abitati e apparentemente sono meglio di molti appartamenti nel centro di Praga.

Al primo piano dei condomini c’erano delle stanze per i passeggini e le biciclette che sono diventati il primo luogo del commercio una volta finito il Comunismo, perche’ la gente li ha trasformati in negozi che prima non esistevano perche’ tutto era dato dallo Stato.

La guida ci ha fatto vedere questo come quello che per lui era il segno della fine del Comunismo e di una nuova liberta’:



E’ un mosaico fatto da ignoti che per la prima volta modificava il paesaggio tutto uguale dei condomini. E visto che l’arte puo’ essere anche resistenza, alla conferenza hanno invitato a suonare (perche’ si, gli accademici si divertono quando dicono di lavorare) la band Plastic People of theUniverse, che e’ diventata famosa come anti-Comunista e i cui membri sono stati arrestati durante la Primavera di Praga (che infatti non sono proprio dei fiorellini di giovinezza).

Secondo la guida quello che fa ha fatto il Comunismo e’ stato rendere piano piano tutti uguali, e con la perdita dell’individualita’ si perde anche l’umanita’. Pero’ ora i palazzi rimangono, e li colorano di colori diversi per dargli piu’ carattere. Chissa’ se pure a Bochum la cosa potrebbe funzionare – anche se li’, nemmeno si puo’ dare la colpa al Comunismo.


 
Finiamo con una foto bella per rallegrare gli animi