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lunedì 30 maggio 2016

Capodanno a Colonia

Era il 2004 e io stavo finendo il liceo. Studiare mi piaceva abbastanza, ma mi piaceva di piu' mettermi lo smalto e andare a ballare, e non avevo ancora scoperto il femminismo, quindi sognavo di fare la hostess o la personal shopper. Il mio liceo ogni anno organizzava un concorso di filosofia. Partecipai, e il soggetto quell'anno era Nietzsche. Non sapevo neanche bene come scrivere il suo nome (e non pensiate che ora non abbia controllato su Google), ma scrissi un temino molto lungo. Vinsi, e mi diedero 75 euro.

Guadagnare soldi con il lavoro intellettuale mi diede una strana sensazione. Avevo letto, avevo pensato, e avevo scritto. E mi avevano pagata. Iniziai a pensare che sarebbe stato bellissimo farlo per il resto della vita. Diventare pure io una di loro, un'intellettuale come Nietzsche (ero all'epoca una naive diciottenne e non sapevo che aveva preso la sifilide, era impazzito, era stato usato dai Nazisti come giustificazione del loro pensiero folle e poi era finito sulle magliette che vendono da Feltrinelli, senno' forse avrei preso altri modelli)

Otto anni dopo, nel 2012, il mio sogno si avverava. Una mail che aveva come oggetto "Admit!" cambio' la mia grigia vita di Project Officer a Bruxelles gettandomi nel panico e nell'eccitamento. Avrei iniziato un dottorato con professori che per me esistevano solo come nomi sui libri. Ed era in un posto di cui non sapevo assolutamente nulla, fatta eccezione del Dottor Quinn de "La Signora del West", colei che mi aveva insegnato il femminismo: Il Colorado.

Accettai il dottorato, e rimasi in attesa di un segno premonitore. Non credo in poteri ultraterreni, ma mi sarebbe piaciuto scoprire qualcosa sul Colorado, qualcosa che mi convincesse del fatto che fosse un posto bellissimo e che ci fosse qualcosa di piu' di cowboys e Indiani. Un giorno i miei desideri si avverarono e, aprendo il mio fido Internazionale, scoprii che il Colorado aveva conquistato le prima pagine dei giornali:


Un orso si era insinuato nel campus dove avrei studiato e vissuto. E cosi' ho aperto gli occhi su Boulder, Colorado: un posto selvaggio pieno di orsi e alci, scoiattoli e procioni, serpenti a sonagli e gente in infradito. Che, per me, cittadina fino al midollo che aveva come unico contatto con la natura la piantina di basilico sul balcone, sembrava un incubo.

Ma l'ottimismo della mia volonta' prevale sempre sul pessimismo della mia ragione, e sono partita.

Tre anni dopo, nel 2015, avevo ormai imparato ad amare la mia vita Coloradiana, dove davvero trovai indiani, cowboys e orsi (ok, non tantissimi, ma ho visto tutte e tre queste categorie), ma dove avevo anche scoperto un nuovo e affascinante mondo (che, per chi fosse interessato, ho raccontato qui).
Nonostante amassi molto lo scoiattolo che stavo addomesticando e le montagne che vedevo dal mio balcone, era per me momento di andarmene. Sara' stato il vento che era cambiato, o il Wonderlust King che sta in me, oppure l'imminente elezione di Donald Trump, ma sentivo il bisogno di tornare nella mia vecchia Europa (o, piu' precisamente, non avevo sposato un Americano ne' vinto una Green Card, e stavo per trovarmi senza soldi e senza visto)

Cosi, trovai su Facebook un annuncio per un posto a Bochum, Germania (si, tutti trovano lavoro su Linkedin e io su Facebook, allora?). Il mio ottimismo mi spinse ad inviare il curriculum, nonostante di Bochum non sapessi assolutamente nulla.
Anzi, sapevo alcune cose ben precise: 1) parlano tedesco, lingua che non sta nel novero delle quattro che ho studiato all'universita'. 2) Non e' Roma, Parigi, o Firenze. Tutti posti in cui ho tentato di accaparrarmi posizioni da professore con la mia grande esperienza duennale di insegnamento.

Pure con Bochum ho cercato dei segnali per capire come fosse. Piu' che segnali veri e propri, diciamo che ho chiesto ad amici Tedeschi come fosse Bochum. Loro mi hanno dato risposte varie, che potevano piu' o meno riassumersi con "Na' merda".

Pero' sono andata a fare il colloquio, sempre alla ricerca di quei segnali soprannaturali a cui non credo. Ho preso cosi' tanti voli Ryanair che quando mi vedono le hostess fanno la faccia di quelle che stanno per servire champagne e noccioline (non lo fanno, ma vedo bene l'intenzione nello sguardo). Ho viaggiato per mezzo mondo e ogni volta mia madre mi ossessiona per ricordarmi che devo prendere i documenti. Ma, per una strana congiunzione astrale, ho dimenticato la carta d'identita' e me ne sono accorta al check-in per Colonia.
"Non posso partire lo stesso con la patente?"
"Mmmm, attentati di Parigi due settimane fa... no, direi proprio di no".
Ho avuto un momento sliding doors, ma sono riuscita a saltare sul volo dopo che mia madre mi ha portato i documenti (cosa che e' valsa a lei un sacco di regali di Natale, e a me un sacco di menate). 

Arrivata a Bochum, i segni astrali non sono migliorati di moltissimo. Fuori dalla stazione c'era lui, as aspettarmi:


Mi ha terrorizzata, e non ha aiutato molto a convincermi che Bochum fosse il posto dove avrei cresciuto le mie piante di basilico.

Il giorno dopo, pero', l'ho passato tra i mercatini a Colonia, bevendo Glühwein, mangiando caldarroste e lasciandomi incantare dalla citta'. Mentre vivevo questo momento magico, ho ricevuto la comunicazione che il colloquio era andato bene, di far sapere se volevo la posizione. E io dentro di me avevo gia' deciso. A Capodanno, brindando con uno spritz l'arrivo del 2016, ho annunciato ai miei amici piu' cari: ragazzi, il Capodanno 2017 si fa a Colonia, che' e' una citta' che mi da solo vibrazioni positive, e neanche un segnale astrale contrario.


 

Visto che l'ottimismo della mia volonta' e' sempre molto forte, domani inizio la mia nuova vita a Bochum. Sono sicura che Nietzsche se ne fregava, dei segnali astrali.