Post più popolari

venerdì 26 agosto 2016

PhD... E dopo?

(Ovvero: i saggi consigli di Giupy su che fare dopo il PhD)

Certe volte ricevo commenti ed email di gente che mi chiede consigli. Queste cose mi riempiono di orgoglio perche' cosi' posso vestire i panni di quella che puo' dare consigli agli altri, che e' un po' il sogno segreto di ogni intellettuale di sinistra in erba. Soprattutto, dopo questo post scritto ormai quattro anni fa, molti mi hanno chiesto consiglio sul dottorato.

Ora, molte volte non sono stata utilissima alla gente che mi contattava. Molti mi prendevano per una tuttologa (che dico di essere, ma purtroppo non sono) chiedendomi cose tipo "Io ho un master in fisica nucleare, in che universita' mi conviene far domanda?" (E chenneso', io faccio scienze sociali) o "mi puoi dire come trovare una borsa di studio per fare medicina a Yale" (Gia', perche' io sono il FMI in incognito).

Quello che ho notato, e' che per molta gente non era tanto una questione di cose pratiche (esami, lettere di ammissioni), quanto di motivazione. Io ho letto due libri di Freud quindi millanto di essere una psicologa (oltre che tuttologa), pero' chiaramente non posso aiutare gente che mi dice "Non so se me la sento di lasciare i miei genitori e il gatto Fifi per andare oltreoceano". Io posso dire cio' che mi sentivo io, che ne so di quello che va bene per gli altri?


Mi rendo conto che pero', per molte persone, la motivazione e' legata alle possibilita' che si hanno DOPO un dottorato. Il che e' una domanda piu' che legittima: dopo che ho investito sangue sudore e anima in un PhD, che con le unghie, i denti, pillole antidepressive ed amici immaginari ho finalmente finito, che faccio? L'operatrice di call center? ("Buongiorno, sono DOTTORESSA Bianchi, posso parlarle delle nuove offerte Vodafone?)


Phd Comics ha sempre ragione


Qui la faccenda si fa un tantino piu' complessa, perche' ci sono molte possibili strade da prendere dopo il PhD. Per molte persone e' una scelta estremamente complessa, ma non lo e' stata per me. Ho deciso che volevo tornare in Europa, ho mandato 5 curriculum ad annunci che trovavo per caso e, sei mesi prima di finire dottorato, mi hanno chiamata per annuncio che avevo trovato su Facebook. Era il postdoc che volevo fare, e mo sto in Germania. Lo so che la faccio sembrare facile. Lo e' stato per me, ma io ho molto culo. Faro' qui un elenco sommario di cosa e' possibile fare/ non fare dopo il PhD. Per quanto non sia assolutamente una lista esaustiva, spero che possa essere utile.




CHE FACCIO DOPO IL PHD?

 Per prima cosa, il "cosa faccio dopo" e' una cosa che decidi PRIMA di finire. Negli Stati Uniti, dopo che hai fatto il coprehensive exam (detto comps), che io ho fatto al terzo anno, diventi ABD (All But Dissertation). Quando sei a questo livello puoi iniziare a mandare in giro curricula (che in America si chiama "resume") e fare colloqui. Non so esattamente come funzioni in Europa, ma credo che pure qui tu possa iniziare a cercare prima di aver finito. Certo, molta gente preferisce concentrarsi solo sulla tesi, e magari prendersi un po' di tempo dopo il dottorato per rilassarsi/ viaggiare/ leggere Topolino. Se avete disponibilita' economica fatelo, senno' bevete un altro caffe' e iniziate a guardare annunci gia' durante il vostro ultimo anno di dottorato.



A questo punto, dovete farvi una domanda molto importante: Io, che voglio fare nella vita?
A questa (apparentemente complicata) domanda, ci sono due risposte:

1) Voglio andare il piu' lontano possibile da universita', accademia, professori e tesi. Non voglio piu' scrivere una singola parola o leggere un singolo libro.


In questo caso, bisogna cercarsi un lavoro. Molta gente si chiede: ma dopo un dottorato, rimarro' bloccato in universita' per sempre finche' non troveranno il mio scheletro con il dito sulla macchinetta del caffe'?
No. Conosco gente che dopo un PhD e' andata a lavorare per la Toyota, o a fare esperimenti in laboratori privati, o a fare ricerca per centri di statistica, o a fare l'avvocato. Pure a fare altro perche' ha scoperto di avere altre vocazioni.
Ovviamente, il successo o meno dell'operazione dipende da che tipo di background hai e quanto hai voglia di metterti in gioco (se sei un grecista forse non troverai un lavoro di interprete dal Greco antico, ma sicuramente potrai usare altre skills apprese durante il dottorato, tipo l'insegnamento).

Negli Stati Uniti, specie per chi ha fatto studi scientifici, spesso le ditte cercano gente con il dottorato e la pagano pure di piu'. In Europa non sono cosi' sicura, ma vuoi mettere il lustro di potersi chiamare "Dottore"? Quello che e' certo, e' che un lavoro fisso da uno stipendio fisso, che spesso e' un grande vantaggio dopo quattro (Cinque? Sei?) anni di dottorato.

2) Il Dottorato mi ha reso ancora piu' convinto di voler diventare Professore!

Il percorso naturale del dottorando e' quello di rimanere in Universita'. Purtroppo, pero', bisogna considerare una cosa: ci sono molte piu' persone con un dottorato che posti da professore. Quindi bisogna armarsi di pazienza e prepararsi alle delusioni. Soprattutto, capire che grossomodo ad un neodottorato si preannunciano tre strade:


- Tenure-track Questa cosa e' soprattutto per le universita' americane, anche se ora certi Paesi europei stanno introducendo il modello. Praticamente, e' la cosa migliore che puo' accadere ad un dottorando, una sorta di indeterminato in termini accademici. Non e' proprio-proprio un indeterminato: si e' assunti si con titolo di professore (di solito il titolo e' Assistant Professor, ma a seconda dei sistemi potrebbe essere Lecturer, Junior Professor etc etc). Di fatto, l'universita' ti assume e si impegna a tenerti per sempre (cioe' darti una "tenure", con cui diventi professore a tutti gli effetti, di quelli che possono aggrapparsi alla cattedra e non andarsene mai piu', manco quando hanno seicento anni e una semiparesi). Ovviamente, in cambio tu devi dimostrare di valere come professore e come ricercatore, quindi essere all'altezza di insegnare e pubblicare.




Per ottenere una tenure track, il primo step e' mandare il resume, accompagnato solitamente da due o tre lettere di referenze, una pubblicazione, una lettera di intenti, un progetto di ricerca (o in generale un sunto degli interessi di ricerca) e una lettera in cui si descrive la propria Teaching Philosophy. Quando ti chiamano, il colloquio puo' durare fino a TRE o QUATTRO giorni ed includere una lezione agli studenti e una presentazione del proprio lavoro. Io ho fatto l'application per tenure track solo in un paio di universita' americane in Europa, e non e' andata bene (Senno' sto blog si sarebbe chiamato "Sono una professoressa a Parigi, Dio quanto sono piu' figa di tutti gli altri").

Per cui, per informazioni dettagliate sul processo, vi rimando ad un sito piu' mirato: The Professor Is In
(Per inciso, non e' che io voglia fare pubblicita' a questa tipa. Ho comprato il suo libro ed e' utile, anche se un po' irrealistico: secondo lei, per trovare una tenure-track al primo colpo devi aver fatto Yale, insegnato 55 classi diverse, pubblicato in almeno trecentocinquanta riviste, essere andato a TUTTE le conferenze al mondo, aver imparato a dormire un'ora per notte con un occhio aperto e a stare in bilico su un piede solo come i fenicotteri, ed essere pure una bella persona)

Puo' sembrare snervante, ma giuro che ho amici e colleghi che hanno trovato tenure-tracks molto buone senza avere poteri paranormali, quindi e' possibile. Piu' possibile con una Green Card o un passaporto americano, anche se molte universita' sponsorizzano il visto. Lo stipendio e' di solito buono e si puo' negoziare, ma ricordatevi che se volevate diventare ricchi dovevate fare gli economisti a Wall Street o i figli di Trump, non il dottorato. 

- Postdoc: Nel caso voi non abbiate fatto Yale, imparato a stare su un piede solo etc etc, e' possibile che la ricerca di una posizione da Assistant Professor non vada a buon fine. Oltretutto, in Europa molte universita' non hanno questo sistema. La soluzione, a questo punto, e' fare un postdoc.



Il postdoc e' quello che sto facendo io. Nel mio caso, e' un contratto a tempo determinato in cui c'e' solo da fare ricerca, e non insegnamento (quindi si, arrivo in ufficio alle undici e se voglio dormo a meta' pomeriggio, il che e' un po' il paradiso del narcolettico). 

 Ci sono vari tipi di postdoc: alcuni richiedono di insegnare, altri sono legati a specifici progetti (come nel caso dei progetti Europei), alcuni possono durare piu' anni. Negli Stati Uniti i postdoc sono meno comuni, di solito sono solamente per le materie scientifiche (per quanto ora si stiano diffondendo di piu'). il postdoc puo' essere utile per pubblicare libri e articoli e prepararsi al concorso per diventare professore, che e' in vigore in quei Paesi dove non c'e' il sistema di tenure track, come l'Italia o la Germania. 

Ora, io per il mio postdoc ho risposto ad un annuncio e ho mandato piu' o meno tutti i documenti richiesti per una tenure track, ma il colloquio e' fortunatamente stato solo di un'oretta. Da quello che so, in molti Paesi (tipo l'Italia), il postdoc e' la continuazione naturale del dottorato: una volta che discuti la tesi rimani li' come un lichene su un sasso e il professore con cui lavoravi ti trovera' dei soldi (oppure no, ma tu dovrai restare li' comunque come un lichene piu' povero). Negli Stati Uniti, invece, non e' visto di buon occhio rimanere nella stessa universita' dove si e' fatto il dottorato, e quindi bisogna trovare un postdoc altrove. 

Il postdoc puo' essere pagato molto bene, o anche molto male, a seconda dei posti dove lo si fa/dal culo che si ha. Nel mio caso, per esempio, ho il vantaggio di essere regolarmente assunta e quindi con diritto a ferie, malattie, pensione, disoccupazione. Ricordatevi comunque che se volevate diventare ricchi dovevate fare gli economisti a Wall Street o i figli di Trump, non il dottorato. 

- Adjunct Professor: Questo e' il tipo di lavoro per cui insegni dei corsi ma non sei ne' un professore ordinario, ne' in una tenure-track o in un postdoc. Puo' avere diversi nomi, ma di base e': l'universita' ti paga per fare i corsi che ha bisogno di offrire come una sorta di mercenario dell'accademia, e quando poi non ha piu' bisogno #CIAONE


Essere Adjunct Professor e' un tipo di carriera che preferirei evitare (anche se poi oh, magari tra due anni si secca la fonte della fortuna e lo faro'). E' vero che da il vantaggio di rimanere in universita' e fare esperienza di insegnamento, ma i corsi tendono ad essere pagati molto poco, e solamente durante il semestre (d'estate, quindi, pane&acqua). Di conseguenza, si finisce spesso per insegnare molti corsi e perdere un sacco di tempo con studenti che frignano perche' "Volevo A e tu mi hai messo B, lo dico a mamma'". Per quanto insegnare sia importante, quello che conta di piu' in Universita' sono le pubblicazioni, che spesso un Adjunct non ha tempo di fare. Il concorso per diventare docente, infatti, cambia da Paese a Paese, ma e' basato sul numero e la qualita' delle pubblicazioni. Ovviamente, un paio d'anni di Adjunct non precludono di poter entrare, in futuro, in una tenure-track nel caso si apra una posizione nell'universita'. Per gli stranieri negli USA, pero', puo' essere problematico perche' lo stipendio da Adjunct potrebbe non essere abbastanza per il visto. 

Considerate queste tre opzioni, vedo balenare una domanda nei vostri occhi:
Dove trovo gli annunci di lavoro?

Ci sono diversi siti che si possono consultare, come The Chronicle of Higher Education, o Academic Positions. Come dicevo, io studio media e quindi OVVIAMENTE ho trovato lavoro su Facebook (giuro, se avessi ricevuto un euro per tutta la gente che pensava scherzassi, mo' me ne starei ai Caraibi). Per quanto magari i Social Network non siano il posto ideale per trovare lavoro, io darei comunque un'occhiata a Linkedin e Academia.edu, che spesso hanno annunci. In ultimo, mi sono iscritta ad una serie di mailing list su temi che mi interessano (ne ho una di Cultural Studies che manda una mail ogni 5 secondi, quando apro gmail lo trovo sempre affranto), e spesso mandano anche annunci di lavoro nel settore.

Spero di essere stata utile. Nel caso la vostra esperienza sia diversa/ abbiate altre domande, commentate pure. Con moderazione, che domani vado in vacanza. 





lunedì 22 agosto 2016

Trova la citazione

Parlando con un collega della mia incapacita' a studiare Tedesco, lui mi ha raccontato delle difficolta' che la moglie Sudamericana aveva incontrato vent'anni fa quando e' arrivata in Germania. 

"Ma ora parla bene Tedesco?"

"Si be, ma gli articoli quelli no, ancora non ce la fa"
Bene ma non benissimo, quindi.

Per cui, continuo con i miei esercizi di Buolinguo per imparare il Tedesco.

Non l'ho imparato molto, pero' se non altro ora so dire alcune frasi di vitale importanza:

"Der Himmel fallt" Il cielo cade
Ricordiamo i prodi Galli che non avevano paura di nulla, se non che il cielo gli cadesse sulla testa



"Ein Madchen ist niemand" A girl is no one
E ora devo imparare a rispondere "A girl is Arya Stark of Winterfell"


"Wir sind kein Man" We are not man
Risposta perfetta per "All man must die" 



"Ich bin dein Vater" Sono tuo padre
Luke!


"Jesus lauft an das Wasser" Gesu' cammina sull'acqua
Ma se davvero fosse il famoso Gesu' Cristo, camminerebbe sulla mia piscina



"Die Antwort ist 42, was ist die Frage?" The answer is 42, what is the question?



Quest'ultima la lancio ai lettori, chi mi azzecca la citazione avra' un premio speciale
(che potrebbe essere la mia gratitudine, oppure il racconto personalizzato di come il mio livello di Tedesco al momento mi consenta di parlare solo con Peppa Pig. Pardon, Peppa Wutz)

Disclaimer: Il mio Tedesco e' reso molto piu' scarso dal fatto che non ho voglia di capire in che modo mettere i due pallini sulle vocali in parole come "Madchen" 



venerdì 19 agosto 2016

Mamma Miracoli

Quando stavo in Erasmus avevo diversi amici tedeschi, compresa la mia coinquilina. Ho notato uno strano fenomeno, all'epoca: mentre gli appartenenti a tutti gli altri Paesi, quando volevano provare a dire qualcosa in Italiano, dicevano cose tipo "Mamma Mia",  i Tedeschi se ne uscivano con "Mamma Miracoli".

Dopo lunghi anni di dubbi, ecco finalmente la verita', per la serie il cibo dei tedeschi #4:


Apparentemente, la marca "Miracoli" e' quello che i Tedeschi credono essere tipicamente italiana. Quindi e' un po' l'unica parola che sanno dire (oltre a "Ciao", che usano come arrivederci con lo spelling "Tschao", e io che pensavo mi parlassero in Italiano perche' erano tutti gentili). Notiamo che c'e' pure l'accento sulla "a" per, immagino, far si che i Tedeschi pronuncino correttamente.

Come figlia d'arte di qualcuno che lavora nel marketing, amo il fatto che questa marca abbia apparentemente fatto molto successo. 

Io sono (Purtroppo? Per fortuna?) celiaca, quindi non posso mangiare i Maccaroni Miracoli. Ma se qualcuno li ha provati e vuole condividerne l'esperienza, liberissimi... 

martedì 16 agosto 2016

Mystery Solved

E' da quando sono iniziate le Olimpiadi che mia madre continua a telefonarmi per parlare di come erano vestiti male i Tedeschi alla parata iniziale. Io ci provo, a dirle che hanno fatto di peggio nella storia, tipo che so, il Nazismo, ma lei ha quella voce che dice "O figlia mia, dove sei capitata..."

E sotto avevano pure degli specie di leggings

Calcolando che sono stata quattro anni in Colorado, lo stato dove la gente e' "Worse dressed and best naked", e prima stavo in Belgio, lungi da me il giudicare come la gente si veste. E poi, perche' dovrebbe fregarmi? Alla fine mi vesto bene io perche' mi piace ed e' tutto un vincere facile.

Pero' da quando sono arrivata ho notato che si, forse i Tedeschi non hanno una passione sfrenata per la moda. Che poi un po' li capisco pure, l'ultimo che faceva delle gran belle divise immagino che ora non vada piu' in giro tanto a vantarsene. D'altronde, noi avevamo i treni puntuali e loro stilose giacche in pelle. 

Nell'osservarli, ho notato una certa tendenza a: leggings con strani motivi floreali di solito non abbinati ai motivi geometrici delle maglie, scarpe fosforescenti della serie l'ho-pittata-con-l'uniposca, perfino pantaloni a zampa che andavano un po' nei tardi anni '90 (e che io volevo comprare a Milano quest'estate ma le mie amiche me l'hanno vietato insultandomi).

Dal momento che parliamo di moda e Germania, voi state sicuramente aspettando la stranezza numero #6, ovvero i sandali con le calze. Che non li mettono solo i filosofi, ma un numero abbastanza elevato di gente che incontro per strada, in metro, sul Comosee. 

La stranezza pero' non e' il fatto che mettano i sandali con le calze, ma il PERCHE' lo facciano. Ora, la mia non e' una teoria assodata, ma vi prego di prestare attenzione.

Qui e' agosto un po' come nel resto del mondo ma l'altra mattina c'erano nove gradi. Per cui il mio corpo e il mio cervello funzionano come se fosse Novembre, e per essere Novembre non e' neanche tanto freddo, eh. Giupy a Novembre non si mette le ballerine o le converse. Purtroppo pero' Giupy viene da un diverso emisfero dove il clima e' agosto e quindi ha penuria di scarpe in questo preciso momento.

Entrando in diversi negozi di scarpe, ho notato come ci fosse una prevalenza di sandali. Sandali alti, bassi, eleganti, sportivi. Ma non stivali, quelli alti e caldi che io cercavo disperatamente. C'e' quindi una dissonanza cognitiva tra il clima e quello che pensano i negozianti e la popolazione: loro VOGLIONO mettersi i sandali perche' l'iphone gli dice che e' Agosto ma, al contempo, muoiono di freddo e quindi devono proteggersi le estremita' dall'assideramento.

Oppure, risolvono il problema alla radice girando cosi':

Ed e' subito Venezia quando i turisti si toglievano tutti le scarpe, tra piccioni morti e acqua di canale 

venerdì 12 agosto 2016

Non Denunciatemi Please

Qualche tempo fa ho scritto un post su un blog a proposito di un nuovo movimento religioso. Era un blog serio, non come questo, in cui mi diletto a fare la giornalista a tempo perso. Ho raccontato di come il leader di questo movimento religioso sia stato incarcerato per molestie. Poi questo e’ stato liberato e mo mi vuole denunciare.

Questo preambolo per dire che parlero’ qui di un altro movimento religioso che ho recentemente visitato ma ne cambiero’ i nomi e I luoghi, in modo da preservare l’anonimita’ del gruppo e limitare il numero delle denuncie contro di me a una.

E metto foto di gattini che non fanno arrabbiare nessuno

Sono stata di recente alla sede centrale di un gruppo che si chiama Buonification Church nel paese di Borea. Questo movimento e’ stato fondato negli anni 60 da quello da noi oggi conosciuto come Reverendo Boon. Costui, all’eta’ di sedici anni, e’ salito su una montagna e ha incontrato Gesu’ (perche’, a voi non capita mai?)
“Sei il nuovo messia, devi fondare la Buonification Church” ha detto Gesu’
“No, troppo scazzo” ha risposto Boon.
“No davvero, devi proprio fondarla” ha ripetuto Gesu’
“Naaaaa preferisto il videopoker e gli strip club” ha reiterato Boon
“Senti sei il secondo messia quindi lo fai e stop”
“Ok” ha detto alla fine Boon, e ha fondato la Buonification Church, che ora tutti conoscono come il movimento dei Boonies.

Io ho potuto visitare la sede centrale dei Boonies che e’ un privilegio raro, perche’ non e’ aperta al pubblico. Sono andata tramite un professore Boreano che ha organizzato l’escursione per un gruppo di studiosi delle religioni, tutti piu’ o meno in orgasmo come me all’idea di poter entrare nella tana dei Boonies. L’Universita’ statale  dove lavora questo professore non e’ pero’ stata molto contenta di questa gita, e ci hanno mandato a patto che non accettassimo soldi o regali. Peccato, perche’ io avrei proprio voluto una chiavetta USB con su il ritratto di Boon e Gesu’ che si stringono la mano dicendo “anyohaseyo

A vedere la sede, che e’ una sorta di Casa Bianca immense su una collina davanti ad un lago, con dietro una montagna tipo Como, ho l’impressione che Gesu’ debba aver dato a Boon anche un bel po’ di soldi. O se non altro mi fa venir voglia di fondare un movimento religioso, ma io non ho mai incontrato Gesu’ purtoppo.

Sfortunatamente i Boonies ci hanno proibito di fare foto a tutti i loro complessi architettonici. In cambio pero’ loro hanno fatto una serie di foto a noi, mentre sorridevamo in line composte, o facevamo ciao ciao con la manina. Sicuro mo’ questi fanno un attentato da qualche parte e oltre ad una denuncia mi arresteranno come complice. O, nel caso peggiore, saro’ usata sul materiale di propaganda con la didascalia “Studiosi di tutto il mondo si convertono al Boonismo”.

E visto che non ho potuto fare foto qui metto i gattini

Appena arrivati ci e’ stato offerto un pasto in una caffetteria molto elegante, ed un signore che e’ una sorta di prete Boonies ha fatto un solenne discorso introduttivo, con tanto di traduttore e radioline. Mi sono sembrati molto normali ed innocui, ma poi mi hanno dato una sorta di Coca Cola che era piena di glutine. Cosi’ il mio impatto con questo movimento religioso e’ stato subito Jonestown. (e tutti gli Americani presenti hanno preso a dire “Don’t drink the Kool-Aid”, espressione che non avevo mai sentito e che ora padroneggio a mie spese).

Poi, abbiamo aspettato nel pulman per mezz’ora perche’ doveva passare la moglie di Boon, in una macchina dai vetri oscurati e con tutta la scorta neanche fosse Madonna. Il Reverendo Boon e’ morto qualche anno fa, quindi ora e’ Mrs Boon che comanda. Ma, secondo i Boonies, e’ sempre lo spirito del Reverendo che parla attraverso di lei. Stile Vanna Marchi, piu’ o meno.

La sede e’ tutta tappezzata di ritratti del Reverendo e Mrs Boon, compresa una sorta di pacchianissima cappella Sistina con i momenti salienti della loro vita: si sposano, nasce il primo figlio, si fanno i cazzi loro, e cosi’ via. C’e’ anche un vero e proprio memoriale con gli oggetti appartenuti ai due, dai vestiti di nozze fino alla carta del Kit Kat mangiato l’altro giorno.

E’ molto importante che tutte le statue e i pacchianissimi dipinti ritraggano sempre i due assieme, perche’ la Buonification Church e’ basata sull’amore. E’ una cosa bellissima, no? Infatti c’e’ anche un albero che si chiama “The Tree of Love” e dei dipinti dove tutte le persone sono in coppia, perche’ nessuno deve stare da solo. E qui io mi sono chiesta: ma se uno non se lo piglia nessuno, qui si sentira’ proprio forever alone. Il furbo Moon pero’ ha pensato a questo problema: per assicurarsi che nella sua congregazione non ci fossero single, ha iniziato i matrimoni di massa. Nel primo, ha preso 1000 persone, 500 uomini e 500 donne, e li ha messi su due file. E’ passato in mezzo e indicava “tu mo ti metti con quello”, e sta gente che non si era MAI vista prima quell giorno si sposava. Poi ha organizzato una altro matrimonio di massa con 6000 persone ma stavolta usava le foto. Piu’ che una Chiesa, e’ una dating app.

Attualmente i matrimoni sono ancora combinati ma dalle famiglie, non piu’ dal Reverendo Boon (anche perche’ e’ schioppato). Pero’ doveva essere divertentissimo essere lui: “To’ questa e’ super cicciona, mettiamola con quello cosi’ mingherlino! Questo ho visto che rubava il posto in fila ad una, quindi si becca la vecchia!”. Oltretutto per promuovere l’amore universale i matrimoni sono spesso celebrati tra persone di Paesi diversi, quindi mi immagino la prima notte di nozze di gente che si diceva “You’re beautiful” e l’altro rispondeva “?”

I Boonies pero’ sostengono che tutti questi matrimoni decisi da Boon vadano benissimo, pure se siamo tutti d’accordo che sicuro a qualcuno sara’ capitato un partner con l’alito puzzolente, la mania di guardare Studio Aperto oppure con il fetish della salamella. O forse qualcuno un po’ toccato di mente, ma non credo, perche’ in fondo per alzarsi una mattina e dire “oggi sposo chi mi dice il Reverendo Boon perche’ e’ una buona idea” devi essere una persona molto equilibrata.

Nel continuare la visita, la guida ci ha mostrato delle foto del Reverendo Boon negli Stati Uniti, dove ha fatto una manifestazione negli anni 70 in cui cantava e ballava le canzoni tipiche della Borea. Questi si sono messi in mezzo a Washington DC con trecentomila persone a cercare di organizzare matrimoni di massa, finche’ alla fine l’allora presidente ha chiesto gentilmente “Vi levate dai coglioni si? E ve ne tornate tutti in Borea?”. Cosi’, ci ha spiegato la guida, il Reverendo Boon ha subito le perseguzioni degli Stati Uniti proprio come Gesu’ e’ stato crocifisso dai Romani. Uguale uguale.


Poi la guida ci ha mostrato degli orologi che sono stati donati al Reverendo Boon, e dei cani che sono il regalo di compleanno per Mrs Boon. Fin qui nulla di strano (sempre nell’ottica che stavamo in un posto dove secondo loro abita pure dio, non in senso metaforico, proprio che dio sta la’), il problema pero’ e’ CHI ha fatto questi regali. Infatti la Borea e’ un Paese diviso in due: la Borea del Sud e’ un posto democratico mentre in Borea del Nord c’e’ una dinastia di dittatori che rapiscono registi per fare film autocelebrativi, spediscono la gente nei campi di rieducazione perche’ non si pettinano come loro, e in generale quando si svegliano storto ammazzano qualcuno in modo atroce, braticamente i discendenti di Ramsay Bolton e Geoffrey Baratheon. Il Reverendo Boon e’ tutto papa e ciccia con il Caro Leader della Borea del Nord, tanto che sugli orologi c’e’ inciso il suo nome, che e’ il regalo piu’ gradito (sia notato eh, prossimo Natale scrivo “Giupy” su tutti i regali che faccio). Ovviamente tutto questo ha suscitato qualche perplessita’, e la guida si e’ affrettata a spiegare:
“Il Reverendo Boon odia I comunisti. Li ha sempre odiati tantissimo” (ma no dai, che quasi quasi stava iniziando a starmi simpatico). “Pero’ il Reverendo Boon viene dalla Borea del Nord e la collina su cui ha incontrato la prima volta Gesu’ e’ in Borea del Nord (Palestina, Borea del Nord… mi pare che Gesu’ scelga sempre bene dove comparire). Cosi’ ha chiesto al Caro Leader se poteva tornare a visitare il suo villaggio che gli andava di salutare Gesu’ e il Caro Leader gli ha detto di si. Il villaggio era rimasto uguale a se’ stesso e quindi Boon ha deciso che tutti i Boreani del Sud dovevano avere la possibilita’ di visitare la Borea del Nord. Per cui ha deciso di collaborare con il sangunario e totalmente irrazionale Caro Leader perche’ i due Paesi tornino ad essere uniti (genio diplomatico o folle? A voi la scelta).

Nel camminare siamo passati davanti ad un bassorilievo di un uomo che assomigliava a Gesu’. La guida ci ha spiegato che era un ritratto del figlio che si e’ sacrificato per i genitori. Alle nostre domande la guida e’ stata molto vaga e l’ha fatto sembrare un “stavano per fare un incidente e il figlio li ha salvati con il proprio corpo”. Pero’ davvero, a pensarci bene sembrava di piu’ un “Sto figlio non sopportava piu’ di vivere con la gigantografia dei genitori che si tengono per mano davanti al letto e si e’ suicidato, ma visto che faceva brutto mo tutti parlano di ‘sacrificio’ e lui non e’ riuscito ad uscire da questo movimento manco cosi’, porino”

Parlando di figli, Reverendo e Mrs Boon ne hanno avuti quattordici (perche’ chiaramente si amavano molto e dovevano dimostrarlo), ma cinque sono morti. Uno direbbe, “che sfiga! Cinque su quattordici!”, poi pero’ un rapido giretto su YouTube trova le storie di questi figli che si facevano di cocaina, abusavano la moglie, e altre cose simpatiche.

Va da se’ che quando e’ arrivato il momento delle domande bruciavamo tutti dalla curiosita’ di fargliene moltissime. Ma si puo’ divorziare? Ma che fai se il marito che ti ha scelto Boon ha l’alito che puzza? Ma se uno e’ gay? Si puo’ uscire dalla Buonification Church? E quelle accuse di abusi di cui Internet e’ pieno? E di che sono morti sti figli? Purtroppo pero’ non c’era molto tempo per le domande e hanno dato la parola solo a pochi di noi. Un’amica e collega ha chiesto come e’ vista la parita’ dei sessi nella Buonification Church. “Noi crediamo nella gender equality!” si sono affrettati a dire un gruppo di uomini di mezza eta’, che costituiscono la leadership, e che sono stati gli unici con cui abbiamo interagito per tutta la visita. Tranne la guida che pero’ era stata chiaramente selezionata perche’ parlava Inglese, non abbiamo visto una sola donna.

In conclusione, e’ stata un’esperienza molto bella e molto strana. Mi sembrava giusto raccontarla e spero che nessuno mi denunci, o mi avveleni con la Coca Cola, o mi obblighi a sposare il figlio di Donald Trump.



(Giusto per amore di chiarezza, a me piace enfatizzare ma in realta’ l’altro gruppo religioso non mi ha propriamente denunciata, solo minaccia di farlo. E ammetto che la cosa mi ha riempito di gioia, vuol dire che qualcuno legge il mio lavoro! Sono cosi’ importante che anche il servizio legale dell’Universita’ e’ stato chiamato! Il mio ego si gonfia con poco).

domenica 7 agosto 2016

Corea e Altri Sederi

Una delle cose che mi piace del mio lavoro e’ che certe volte mi capita di essere spedita a delle conferenze in posti belli (pure in posti brutti, ma diciamo che metto piu’ impegno nelle application per i posti belli).  Di recente sono stata a Seul, un viaggio che aspettavo da tempo in quanto ho una naturale passione per l’Asia, anche se prima di adesso ero stata solo in Giappone.

Ovviamente Seul ha dei palazzi, dei templi e dei parchi molto belli. Pero’ queste cose le potete trovare pure su Trip Adviser, o su un blog di viaggio. Qui mi concentrero’ soprattutto sulle cose strane che ho visto. E ehi, la Corea del Sud e’ il PARADISO delle cose strane (non lo scrivo come un’offesa, per me e’ il migliore dei complimenti):

1) Il gabinetto: il mio primo impatto con Seul e’ stato lui, il gabinetto ultra-accessoriato gia’ trovato in Giappone. Ho elaborato un metodo personale per classificare i popoli: alla base della catena evolutiva ci sono Americani, Francesi, Inglesi, e molti altri popoli poco sviluppati, che usano solo la cartigienica. Piu’ su ci sono gli Arabi e I Turchi che hanno si il bidet ma non la cartigienica. Al di sopra si collocano gli Italiani, unici in Europa a mantenere viva l’importantissima tradizione del bidet. Ma al vertice del tutto loro, i Giapponesi e i Coreani, che addirittura hanno creato una tecnologia per cui il bidet te lo fai automaticamente e hai pure l’aria calda per asciugare. Certo, essendo tutto in Coreano mi sono subito procurata un’ustione di primo grado, pero’ notiamo che e’ facilitato da dei graziosi disegnini a forma di sedere.


-       2) Autobus: abbiamo preso un bus per andare dall’hotel al luogo della conferenza e improvvisamente era tutto Las Vegas. Il bus era decorato con pailettes e con luci degne del peggio casino' (ma era anche molto romantico)





-       E, attaccato al soffitto, c’erano dei rotoli di cartigienica. Per nessun motivo apparente.


-       3) Un’amica Coreana mi ha portata in un posto tipico coreano, una sorta di bettola in mezzo ad un mercato pieno di pezzi di animali non identificato e kimchi, che e’ cavolo lasciato li’ un po’, una sorta di alitosi in barattolo. In questo posto ho notato una pratica gia’ vista altrove: invece di tagliare carne/pesce/altro con un coltello, lo fanno con un paio di forbici. Ma proprio le forbici tipo quelle che io rubo in ufficio tra le cose della cancelleria. Nel ristorante (*deboli di stomaco, smettete di leggere*) c’era pure una vaschetta con dei polpi che il proprietario prendeva e tagliuzzava ancora vivi, mettendo nel piatto dei felici clienti dei tentacoli che si muovevano. “Non e’ tanto per il sapore” ha detto l’amica coreana “ma per il fatto che hanno quella consistenza gommosa, che noi li mangiamo sempre”. E’ stato uno di quei casi in cui sono stata felice di poter dire “Oh, ma io sono celiaca, non posso mangiare questa cosa”. “Neanche il polpo?”. “No, PIENO di glutine” 

-       4) I dolcetti: mentre facevamo shopping, ci siamo imbattuti in questi dolcetti.


-       Esatto, sono a forma di cacca. Dentro hanno una cremina gelatinosa al cioccolato, la cui densita’ e colore sono assolutamente filologici. Nel caso non fosse chiaro, c’e’ anche un disegnino che li spiega e dice "cacca" in varie lingue asiatiche.


-       Giuro, non so che problemi abbiano

-       5) I Coreani, da quello che ho potuto vedere, sono anche ossessionati dai churros (per la chiara prossimita’ geografico-culturale con Barcellona). Cosi’ ci sono chioschi che fanno churros, churros pieni di praline, churros con hot dog (?) e il mitico churrocino (che in realta’ e’ un’invenzione intelligente, e non lo dico con ironia) 


-        6) Sono andata al museo nazionale e davanti c’erano degli uomini con ampi vestiti gialli dalle lunghe gonne che ballavano sulle note de “La vie en rose” su un palco, acclamati da una folla di gente. Regular.




-       8) Sempre al suddetto museo, sono andata in bagno e sopra ogni porta c’era una foto del gabinetto che stave dietro la porta. C’erano molte porte e tutte le foto erano uguali. Anche tutti i gabinetti erano uguali. Immagino che ai Coreani piaccia evitare le sorprese o le incertezze.



-      9) Corea del Nord: in tutte le stazioni della metro e in alcuni centri commerciali ci sono queste 



-       Esse sono maschere anti gas che dei video sui treni ti spiegano come indossare. Convinta che con le mie doti manuali potrei morire asfissiata due o tre volte prima di riuscire a mettermene una, mi sono chiesta a cosa servano. All’inizio pensavo fosse per gli attentati come quello in Giappone del '95 (in cui un leader religioso ha deciso di sopprimere il resto del mondo ed era sulla buona strada per farcela) ma poi mi e’ stato detto che ehi, Pyong Yang e’ solo a 40 chilometri. Ti fa sentire bene sapere di essere ad un tiro di schioppo da un paese il cui caro leader fa fucilare tutti quelli che non si pettinano come lui.

-       10) Alla conferenza, un accademico coreano ha parlato di una pratica buddhista che si chiama “anal breathing”. Esatto, essa consiste proprio nel far entrare aria nel corpo da un buco non tradizionale. Ammesso che le mie conoscenze di biologia mi suggeriscono che non ci sia un collegamento diretto tra intestino e polmoni, una volta che hai imparato questa tecnica che te ne fai? La usi per fare snorkeling invece del boccaglio? Oppure ti serve a farti bello a gli occhi di dio o chi per esso? (“Vediamo, lei in vita e’ stato uno stupratore e assassino ma ehi, e’ capace di respirare con lo sfintere! Si merita decisamente il paradiso! Le daro’ un posto tra la donna barbuta e l’uomo che parla con I rutti”) 


-       Nel caso non l’abbiate capito, la maggior parte di queste stranezze riguarda cacca/sederi/similia. Non ho una spiegazione sociologica per questa cosa, ma ho una foto molto bella per concludere il post.