Post più popolari

martedì 27 settembre 2016

Estrema Grazia

Io amo fotografare le statue. Ci dicono molto di un posto. A Bochum, per esempio, c'e' questa:



bella, neh?

Certe volte le statue sono ingannevoli. Io pensavo che questa si chiamasse "ciccione ubriaco e rubizzo che si ubriaca all'angolo con cane tipo punkabbestia".
Invece no.

Si tratta di Fritz Kortebusch, secondo Wikipedia l'ultimo pastore ad aver condotto le pecore nell'aerea, da cui il cane pastore e il corno (che non e' un fiasco di birra Fiege).
E' insomma, una bellissima e poetica rappresentazione del mondo pastorale-agricolo che lascia il posto all'industrializzazione (di cui ho gia' accennato in altri post)

Oppure, c'e' questa statua:





A prima vista, essa rappresenta cinque uomini nudi seduti sul prato senza nessun motive apparente.

Ad una seconda analisi, e' proprio cosi'.
Da notare pero' i dettagli:




In testa essi hanno quell "male bun" che va tanto di moda in Colorado, in Germania e tra i Vichinghi del secolo ottavo.
Essi sono anche inequivocabilmente nudi, con l'artista che ha pure ben definite i dettagli deglle parti basse (Michelangelo, impara...)

Se vi perplime il significato di questi cinque uomini nudi per terra, vi lascero' con qualcosa di piu' enigmatico:



Stava in un albergo e ai pieid aveva dei rollerblades.

domenica 18 settembre 2016

Ti Tiro un Piatto in Testa

Durante un pranzo con i colleghi tedeschi, questi mi hanno chiesto se in Italia lanciassimo i vasi di fiori dalle finestre.
Prego? Ho detto io
E loro, convinti: Si, perche' in Italia lo fate no? Quando vi arrabbiate con qualcuno!
Una collega si e' messa a spiegare che secondo lei questa pratica e' facilitata dalla conformazione delle strade italiane, che facilitano il lanciare le cose dalle finestre.

Ho respirato lentamente e ho cercato di spiegare che questi sono stereotipi. Guardatemi, sono calma e pacata e non gesticolo (quasi) mai. Cosi' Lombarda che quasi sono Tedesca. 

Poi ho chiesto da dove venisse questo stereotipo. E la risposta e' stata: Mamma Miracoli

Infatti, pare che la marca Mirácoli  (ho fatto il copia-incolla perche' possiate apprezzare la bellezza dell'accento sulla 'a') abbia sfoggiato, negli anni 90, delle pubblicita' bellissime che avevano come protagonista degli Italiani. Tipo:



Sunto per chi non ha voglia di vederla o e' al lavoro e non puo' aprire YouTube: Un tipico uomo italiano basso un po' calvo e con i baffi si mette ad urlare alla moglie senza nessun motivo apparente, ed in un attacco di isteria butta per terra dei piatti e strappa una fotografia insultando un fantomatico Carlo. Il tutto davanti alla moglie che non fa una piega. Quando il suddetto Carlo si presenta, l'uomo improvvisamente diventa gentile mieloso e sdolcinato e lo chiama 'figliolo', invitandolo ad entrare e mangiare l'orrida sbobba Miracoli (il che e', forse, la punizione per qualsiasi cosa terribile abbia fatto). Carlo, da bravo Italiano, fa l'occhiolino alla figlia. Morale della storia: gli Italiani sono un popolo di bipolari. La pubblicita' e' in Italiano, ma e' talmente esplicativa che non ha bisogno di traduzione. 

Oppure:





Sunto: Una tranquilla serata italiana con un inseguimento mafioso. Il mafioso numero uno scappa a piedi per i vicoli sparando ad una macchina e causando un incidente presumibilmente mortale. L'uomo a quel punto entra in una sorta di scantinato dove una donna completamente inespressiva sta cucinando la sbobba Miracoli ascoltando la lirica alla radio (come tutti gli Italiani del resto). La donna fa quello che facciamo un po' tutti quando ci entra un mafioso in casa: gli offre della pasta. I due altri mafiosi in macchina, sopravvissuti all'incidente per non si sa quale miracolo, entrano a loro volta in casa, e invece di accorgersi del mafioso numero uno nascosto in modo sgamabilissimo dietro alla tenda, si mettono a guardare il sugo miracoli. Moriranno tutti male (come del resto si meritano).

E tutto cio' non si limita alla pasta. Ma anche le assicurazioni:



Sunto: Il fratello tedesco di Ken va in vacanza in Italia in macchina. Distratto dal sedere delle ragazze e dal fatto che in Italia tutti i cartelli dicono "Napoli", Ken va addosso ad un carretto di pomodori, che come sappiamo in Italia abbondano. Gli Italiani attorno a lui, uomini con la coppola e donne con la crocchia, si mettono a gesticolare in modo aggressivo e casinaro. Finche' Ken non tira fuori il bigliettino dell'assicurazione Allienz, che evidentemente gli Italiani per qualche motivo bramano, e a quel punto tutti prendono a baciarlo. E a dargli dei pomodori, visto che ne ha distrutto un carretto. Il tutto con una canzoncina tedesca in sottofondo che dice qualcosa tipo "Le vacanze in Italia sono tanto belle".

Come mi sono difesa io dalle insinuazioni sugli Italiani che lanciano i vasi dalle finestre?
Ma facendogli presente che noi, in Italia, pensiamo che i Tedeschi si mettano i sandali con le calze e condiscano la pasta con la marmellata.

La mia affermazione ha lasciato tutti in un silenzio imbarazzato. 





martedì 13 settembre 2016

I Love RP

Non ho mai vissuto particolare attaccamento per il mio luogo d'origine. Non sono molto patriottica e non mi frega molto della mia citta' natale, il che e' abbastanza stupido visto che e' una citta' che in America conoscono tutti e sognano tutti di andarci per trovare George Clooney.

D'altronde, in Italia tendiamo a criticarci invece che ad esaltare cio' che abbiamo. Mettiamo fuori la bandiera solo ai mondiali di calcio, e mentre gli Americani sfoggiano le magliette della propria universita' e della propria citta' con orgoglio, noi al massimo ci mettiamo la scritta "D&G" sul sedere. Insomma, non mi vedrei la campagna "I love NY" a Milano.

Pero' qui a Bochum e' diverso. Come gia' accennavo, Bochum e la sua regione, la Ruhr, non sono propriamente i posti piu' belli del mondo. Certo, per essere una zona mineraria fredda e grigia rasa al suolo nella Seconda Guerra Mondiale e poi ricostruita da degli oppiomani, non e' malissimo. Ma per essere una citta', potrebbe pure fare di meglio.

Ma nonostante questo, Bochum e' fiera di quello che e'. E ne sono la prova questi gadget che ho trovato in vari negozi (perdonate la qualita' delle foto, visto che li fotografavo di nascosto prima che i negozianti pensassero li stessi vendendo ai Cinesi)

La borsa con "I Love Ruhrpott", il nome della regione di Bochum

Gli asciugamani con il suo simbolo, martello e piccone (da non confondersi, come gia ho fatto, con falce e martello)

Il calendario della Ruhr, ottima alternativa a gattini e cagnolini

La tazza, perche' il buongiorno si vede dal mattino

I gadget dell'Universita'. Ruhr Universitat come Harvard (e le mie gambe nel riflesso)

Questi giuro non capisco che siano

Asterix e Obelix nella Ruhr ( lo voglio leggere tantissimo, appena imparo il Tedesco)

Libro da colorare: rilassarsi con le miniere

Arte e working class

Tono consigliato: sfumature di grigi

Per controbilanciare il tutto, ci tengo pero' a mettere una foto di Bochum dall'Universita', che fa vedere come ci sia altro, oltre alle miniere

Paesaggi che, purtroppo, non sono ritenuti belli abbastanza da stare sui calendari. D'altronde, vuoi mettere i picconi? 




martedì 6 settembre 2016

Posso...? No.

Sono recentemente stata in vacanza in una nota localita' balneare spagnola, per abbronzarmi e farmi passare le squame da  pioggia continua crucca.

Nonostante la vacanza sia andata molto bene e abbia fatto tutto quello che mi ero prefissa di fare (dormire, nuotare, paella), sono stata abbastanza sorpresa da uno stereotipo che ho dovuto sfatare.
Infatti, dalle mie precedenti visite in Spagna e da amici Spagnoli, ho sempre avuto il mito della cordialita' e dell'amichevolezza iberica.

Invece, ho potuto constatare come in questa particolare localita' turistica mi trattassero un po' tutti a pesci in faccia. Che, sia chiaro, un po' li capisco: sono sempre circondati da Tedeschi ed Inglesi che chiedono la birra alle 7 di sera e per loro e' un dopocena, vuoi non innervosirti?
Ma io ero li che cercavo di essere gentile e carina, pure parlando Catalano (che non parlo, ma una settimana in Spagna e capivo piu' che il Tedesco dopo tre mesi in Germania... bene ma non benissimo, diciamo) eppure ecco, non mi sono sentita molto la benvenuta. 

Lo sapete che a volte ho un umorismo un po' cosi'...

Faro' l'esempio dell'ultima giornata passata nella localita' balneare.
Arriviamo in una caletta in zona isolata dimenticata da Dio e dagli uomini, e ci accorgiamo che, da grossi e stupidi fagiani, abbiamo dimenticato le forchette per la schiscetta che ci siamo preparati. Io, oltretutto, ho una vescica piccolissima  e un blocco psicologico a fare pipi' in mare, quindi andiamo nell'unico chiosco della spiaggia:

"Hola! Avete delle forchette di plastica?"
"No"
"Un bagno?"
"No"
"Due caffe'?"
"No"

Ho dovuto controllare piu' volte che fosse effettivamente un bar e non una ferramenta, e si', era proprio un bar. Vendeva solo il caffe' in lattina, cosa che io rifiuto di considerare accettabile nella civilta' occidentale.

Rallegriamoci con gli Ska P


Ci spostiamo cosi' in un'altra location.
Entro in un bar e chiedo 
"Hola! Avete delle forchette di plastica?"
"No".
Faccio per andarmene, quando noto che il barista mi fa segno di seguirlo in un angolo. Abbastanza nervosa lo seguo e lui mi da due forchette.
"Gracias..." dico io, ma lui mi zittisce e fa segno di nasconderle.

O le forchette sono un bene di lusso, oppure erano un codice segreto per gli spacciatori tipo la scritta "Gesu' ti amo". Giuro non lo so.

A questo punto chiediamo anche:
"Due caffe' con hielo"
Per i non saputi, il caffe con ghiaccio consiste in un espresso con a parte un bicchiere di cubetti di ghiaccio. Versando il caffe' nel bicchiere diventa un caffe' freddo, in voga in alcune zone della Spagna e dell'Italia.

Il barista ci porta due caffe', e UN bicchiere con UN cubetto di ghiaccio.
D'altronde, poverino, gia' l'avevamo mandato in rovina con le due forchette.



Passiamo una piacevole giornata a non interagire con nessuno e arriva l'ora dell'aperitivo. 
Vediamo un bar con una graziosa terrazza sulla spiaggia. 
"Hola! Possiamo sederci fuori?"
"No, c'e' posto solo dentro"
Guardiamo. La terrazza e' per meta' vuota.
"Come non c'e' posto? E quei tavoli..."
"Non c'e' posto".

Cosi', amareggiati da questa impossibilita' ad onorare in modo adatto il sacro rituale dell'aperitivo, prendiamo la macchina e andiamo in un cocktail bar dov'eravamo gia' stati ed era molto buono. Avevamo bisogno di ristabilire la nostra fiducia negli esercizi commerciali iberici.

Ci sediamo, e prendo la lista dei cocktails, notando che ce ne sono alcuni inventati dal cocktail specialist del bar. Sembra molto promettente. Cosi' chiedo:
"Cos'e' il Mint Alexander?"
"Un cocktail"
(Ma no, e io che pensavo fosse una scarpa alla moda)
"Nel senso... cosa c'e' dentro?"
"Non importa, tanto non lo abbiamo"
"Cosa avete allora?"
"Niente, il cosktail specialist non ha tempo di fare i cocktail perche' c'e' una festa privata nell'altra sala ed e' impegnato con loro"
"Cosa possiamo prendere allora"
"E tutto il resto. Abbiamo tutto tranne i cocktail"
"Posso avere del vino bianco frizzante?"
"E no, quello no. Abbiamo il bianco della casa"

E il bianco della casa ci e' arrivato con dentro un pezzo di sughero. 

Con questo non voglio assolutamente lamentarmi degli Spagnoli, sicuro ho solo avuto la sfortuna di trovarmi nella localita' balneare in questione durante un'epidemia di emorroidi.
Pero' devo dire che e' stato piacevole tornare alla mia routine crucca, dove tutti sono gentili.
O forse no, ma almeno non li capisco. 


domenica 4 settembre 2016

Tutto il mondo e' Paese

A volte piove. La verdura non sa di nulla. Ci si sente soli, e fuori dalla finestra il mondo e' grigio. Tenti di parlare con qualcuno, ma non capisci nulla di questa lingua ostica.

A quel punto c'e' una sola cosa che consola: l'idea che sto in un Paese piu' civilizzato dell'Italia. 
E non parlo di stipendi, pensioni, stato sociale, servizi, parita' dei sessi, trasporti... no. Parlo di una cosa molto piu' basilare: l'applaudire sull'aereo quando il pilota atterra.

E' consolante e confortante sapere che questo all'estero non succede. Che non si sara' svegliati all'atterraggio da un branco di schiamazzanti fagiani che esultano (per cosa, poi? Per il fatto che non siamo morti? Ed applaudono pure sul taxi? Sul bus? Nella macchina di un amico? Braaaaaaavo che hai fatto il parcheggio a S, braaaaavo, clap clap)


E lo dice molto bene ZeroCalcare

Questa bella certezza, purtroppo, e' durata fino a ieri.
Quando, di ritorno da una nota localita' balneare Spagnola, in un volo stracolmo di Tedeschi, si sono messi tutti ad applaudire.

Al che mi sono guardata in giro: non erano i pronipoti di Hegel, calmi pacati colti e gentili, con cui ho a che fare tutti i giorni e che tanto mi piacciono. Avevano canottiere. Tatuaggi. Infradito. Collane. Schiamazzavano.
Erano praticamente Italiani, anche se erano tutti Tedeschi.

Mi sono sentita moltissimo a casa. Ma non e' sempre una cosa bella. 
In compenso, all'aereoporto di Dusseldorf una cosa bella c'e'


E se qualcuno capisce cos'e' me lo faccia sapere...