Post più popolari

domenica 20 agosto 2017

Il mito di Odisseo

Premessa: spesso la gente pensa che io nella mia vita non faccia una mazza, soprattutto quando io spiego che vado in ufficio un giorno la settimana. Pero', anche se sono in Italia, sono stata oberata dal lavoro e dal cibo, e, tra una scadenza e l'altra, non ho avuto tempo di fare un nuovo post. Cosi' ho deciso di riproporvi un vecchio post che viene dal mio blog precedente ma che trovo sempre attuale

Costretta a fare il liceo classico dai miei, ricordo che uno dei motivi per cui me lo sono fatta piacere era la mitologia e la letteratura greca e latina. Ho sempre pensato che i Greci avessero una marcia in piu', con questi loro dei litigiosi e i loro racconti di battaglie e i loro eroi. L'Odissea mi piaceva un sacco. Mi rendo conto oggi, pero', che non sono del tutto d'accordo con l'interpretazione che i miei professori mi hanno sempre dato dell'Odissea. Ho una versione mia che pure ad Odisseo sotto sotto sarebbe piaciuta di piu'.

E' tutta una questione di volonta'. Mi hanno sempre spiegato che Odisseo era uno che voleva tornare a casa. E qui sta il punto: secondo me, quello che Odisseo voleva era vedere il mondo.

Quel bel pischello di Odisseo in una foto presa da Wikipedia. Wikipedia ci spiega anche che viene dal Gruppo Polifemo a Sperlonga.

Immaginiamoci un attimo la storia di Odisseo. Ha vent'anni e lo trascinano a fare la guerra di Troia, scoppiata perche' uno degli Achei non era riuscito a tenerselo nelle mutande si era follemente innamorato di una donna bellissima. Non e' la guerra di Odisseo, e lui non ci voleva andare, ma non ha scelta. Ed e' furbo, e' piu' furbo di tutti gli altri, riesce a non farsi accoppare e gli viene pure quell'idea un po' geniale e un po' bastarda del cavallo. Si mette sulla nave con i suoi compari per tornare ad Itaca sentendosi il piu' figo del mondo, giovane, bello, spregiudicato abbastanza per avere il futuro in mano. E li ha un bivio: tornarsene a casa ad arare il campicello, oppure buttarsi ad esplorare il mondo.

Voi direte che c'era Poseidone che si era incazzato con lui, le sfighe varie e la crisi economica, ma la verita' e' che chiunque sia stato in traghetto in Grecia sa che l'Egeo non e' piu' grande di una bacinella e un'isola si trova pure qualche secolo prima dell'invenzione del GPS.

Prendete quell'altro amico suo, Achille. Lui e' un raccomandato, ma nonostante la mamma con un signor lavoro ha quel problemino del tallone. Gli viene data la possibilita' di scegliere: una vita corta e gloriosa, o una vita lunga e tranquilla. lui sceglie la prima, e ho sempre pensato che avrei fatto lo stesso. Achille non vuole passare tutta la vita a timbrare un cartellino e sognare una pensione per pagarsi l'ospizio una volta diventato un vecchio con il pannolone dimenticato da tutti. Achille non vuole vedersi gli anni passare davanti sussurrandosi da solo 'questo ormai non lo faro' piu''. Lui vuole tutto, e subito, vuole l'intensita', il pericolo, vuole essere osannato. E ce la fa.

Achille e Patroclo, vaso preso sempre da Wikipedia. Dell'ira funesta del Pelide Achille parlero' quando avro' voglia di fare un post a favore della marriage equality

Odisseo tutto sommato pensa un po' lo stesso di Achille. Ha la possibilita' di essere l'unico a sentire il canto delle sirene, sopravvivere a Scilla e Cariddi. Prova l'amore pericoloso di Circe e quello possessivo di Calipso. Acceca polifemo e scende nell'Ade. Odisseo diventa grande perche' ha voglia di vedere tutto quello che c'e' al di fuori di Itaca.

Certo che Odisseo vuole tornare a casa. Ama Penelope e Telemaco e gli piace da morire il saganaki della sua isoletta. E certamente la sua vita sarebbe stato un sacco piu' facile se fosse tornato a casa subito dopo la guerra. Si sarebbe goduto la famiglia, avrebbe arato il suo orticello, governato il suo popolo, si sarebbe iscritto in palestra e avrebbe fatto tre settimane di vacanze l'anno sulle MSC musica. Pero' si sarebbe anche chiesto per tutta la vita come cantano le sirene, come sono fatti i Ciclopi, che c'e' al di la' delle Colonne d'Ercole. E nessuno avrebbe piu' parlato di lui.

Odisseo non vuole tornare a casa. Chiamatelo egoista, chiamatelo folle, fatelo sentire in colpa, ricordategli che da nessuna parte ha mai trovato il saganaki come quello di Itaca. Lui vi rispondera' che non e' per sua volonta' che non ritorna. E' Poseidone, il mare, la sfiga, il fatto che si e' laureato in disciplina umanistica nel periodo della crisi, e' Itaca che non da possibilita' ai giovani. Odisseo ci sta male, per il fatto che non torna ad Itaca, ma la verita' e' che Odisseo non si sa accontentare, perche' sa che puo' avere di meglio, almeno finche' e' giovane, almeno finche' puo' girare per il mondo e incontrare gente nuova e parlare lingue diverse. Ad Itaca sarebbe al sicuro, andrebbe a letto presto e starebbe sempre al caldo. Invece decide di mettere se stesso e i suoi compari in mezzo ad un sacco di guoi, rischia di morire una mezza dozzina di volte e certe sere si sara' sicuramente addormentato sentendosi solo, disperso e senza via d'uscita. Ma e' il prezzo da pagare per la sua scelta. 

Il mito di Odisseo e' la storia di uno che era terrorizzato dal mutuo, dal posto fisso da impiegato in provincia e dall'idea di andare il sabato all'Esselunga e la domenica a messa. Odisseo e' uno che fa una vita in giro per il mondo senza voler pensare che, se non l'avessero mandato via, un dottorato l'avrebbe fatto pure in Italia. Odisseo ha iniziato a sentirsi troppo piccolo rispetto all'immensita' del mondo, e invece di accettarlo, ha fatto suo il sogno folle e impossible di vedere tutto quello che poteva vedere. 

 Se sei un po' nervoso un motivo ci sara'



Detto cio', io domani me ne vado in Sicilia a mangiare granite e pistacchi. 

domenica 6 agosto 2017

Lamentarsi dell'Italia e lamentarsi della gente

Quando si vive all'estero e si torna in Italia -come ho fatto io ora, giusto in tempo per sfuggire al tempo di Mordor e tuffarmi nella calura Padana -si incontrano sempre delle persone che attaccano con la solita canzone "Aaaaah ma tu vivi in Germania e li' e' tutto bello, tutto funziona, i treni arrivano in orario manco noi nel ventennio".

Uno degli scopi del mio blog, come gia' ho discusso, e' sfatare questi stereotipi. L'estero e' visto spesso come una sorta di entita' con la lettera maiuscola dove tutti stanno a ingozzarsi come maiali e a guadagnare senza far nulla mentre in Italia si suda e si lavora per un tozzo di pane. Odio distruggere i sogni altrui, ma l'estero non e' meglio dell'Italia. Non e' neanche peggio. E' diverso in gradi differenti. Ci sono dei Paesi dove si guadagna di piu', ma fa piu' freddo. Ci sono posti dove la gente e' insopportabilmente altezzosa ma  non si fa mai i cavoli tuoi. In alcune citta' i servizi pubblici funzionano benissimo ma e' pieno di spazzatura. Insomma, ovunque si vada al mondo ci sara' qualcosa che ci piacera' o qualcosa che non ci piacera', e sta a noi prendere le scelte che piu' ci si addicono. Tipo, se ti piace la pasta al forno della tua mamma la domenica e' giusto stare in Italia. Se sei una ricercatrice in scienze sociali e' meglio che te ne vai in Germania. Chiaro e semplice.

(Il discorso e' ovviamente molto generico. Ci sono ovviamente posti che sono una merda e basta. Mi dicono, per esempio, Gerusalemme Est e Busto Arsizio)

Questa e' una foto di Colmar in Alsazia, che e' molto bella

Per esempio, parliamo del glutine. Essendo io una sfigata celiaca, ogni volta che torno in Italia mi sopporto i cori di "poooooverina, chissa' qui com'e' difficile... sara' meglio negli Stati Uniti, no?".
No. 
Premettendo che io non ho girato tutti i posti del mondo, se decidete di essere cosi' sfigati da non poter mangiare il glutine, secondo me conviene nascere in Italia. 

Perche' in Italia esiste l'AIC che e' la mia associazione preferita con la mia pagina internet preferita che ti spiega per filo e per segno cosa e dove mangiare. Ogni volta che giro in Italia ho sempre un'ampia scelta di pasta, pizza, o bar per celiaci, e in ogni supermercato trovo i prodotti senza glutine. Lasciamo stare che se fossi residente in Italia questi prodotti mi sarebbero anche rimborsati.

In Giappone e in Corea, quando spiegavo che non potevo mangiare il glutine, mi guardavano come fossi un'aliena e mi davano cibo Halal (grato ad Allah ma glutinosissimo)
In Colorado chiunque mangiava senza glutine ma solo per stupidita' moda, cosi' i ristoranti spesso servivano piatti "gluten free" cosparsi di pane e nei supermercati a volte prodotti che contengono glutine sono venduti come senza glutine (questo perche' le uova Kinder sono troppo pericolose per essere vendute, ma intossicare gli intolleranti va benissimo).


Ho riflettuto su questa cosa nel fare un piccolo road trip dalla Germania all'Italia passando per l'Alsazia. Che, tra parentesi, e' bellissima, quindi andateci.

Foto di una casa alsaziana con il balcone fiorito, che sono la spcialita' della regione. I comuni hanno anche un numero di fiori che gli sono assegnati in base alla qualita' della vita e della natura


Ho trovato dei posti senza glutine deliziosi, dove ho comprato biscotti, cioccolato, e i macaron. 
I macaron sono la cosa piu' buona del mondo e ora voglio andare tutti i giorni in un posto che si chiama "L'Eden Sans Gluten" che ho visitato una settimana fa ma gia' mi sveglio di notte pensandoci.

Io di solito amo l'anonimato sul mio blog ma vorrei mostrarvi questo selfie di me stessa con il mio migliore amico Macaron prima che lo inghiottissi


Certe volte pero' e' stato difficile, come sempre, considerando per esempio che a Mordor non c'e' nessun ristorante specificamente per celiaci e cosi' lo stesso in molte citta' tedesche.

Certe volte la gente pensa (e pure io pensavo) che la sfiga della celiachia sia non mangiarsi la pizza buona. Che, per carita', manca. Ma quando la gente mi dice "Ah io senza pizza morirei, non so come fai!" mi viene da sorridere. La cosa che mi manca e' fare una vita normale, chissenefrega della pizza.

Il problema maggiore della celiachia, secondo me, non e' la pizza, ma la gente. Che, non so se avete notato, per la maggior parte delle volte e' stupida.

Per esempio, a Trier ho chiesto ad un ristorante se c'era glutine in un piatto e il cameriere ha risposto stizzito "Eh, lo devi sapere tu cosa puoi mangiare, non io!"
Ecco, io lo so cosa posso mangiare. Pero' non so se nella cazzo di salsina al curry ci hai messo la farina per addensare, se l'insalata e' servita con il pane, o se le patate sono gratinate. Ho io potere di leggerti nella mente? Ho io facolta' paranormali datami dal danneggiamento nei miei villi intestinali? Non credo proprio.

In Alsazia, invece, dopo che io ho studiato il menu ampiamente e mi sono preparata tutti le domande da fare, e tutti gli altri hanno ordinato, il cameriere si e' ricordato di avere il menu' con gli allergeni. Non all'inizio, quando sono entrata ed ho spiegato che ero celiaca, ma alla fine, giusto per farmi ordinare dopo tutti gli altri e proprio marchiarmi come quella diversa. Questo menu' ce l'hanno piu' o meno tutti i ristoranti in Germania e in Francia, ma certe volte sta negli angoli umidi e serve come coperta per i cani, e il contenuto e' fatto di numeri e codici da decifrare con la sequenza di Fibonacci. Cosi' ho preso questo menu e mi sono accorta che quasi nulla era senza glutine, nonostante il locale dicesse di essere attrezzato per i celiaci. Cosi' no, non mi manca la pizza, pero' un po' mi manca non poter mangiare una cosa buona quando l'unico piatto che non mi uccide e' la trota con i crauti.

Lasciando stare il ristorante tailandese dove ho chiesto 50 volte se era tutto gluten free e loro mi hanno trattato come una stupida rompiscatole, e invece poi ho visto che usavano della salsa di soja con il glutine. 

Casetta alsaziana molto stretta con i tipici motivi geometrici della regione


In generale, molti camerieri alla parola glutine incrociano gli occhi e/o sbuffano, o dimostrano incredulita' assoluta. Ora, io non voglio giudicare i camerieri. Molti di loro saranno filosofi che non trovano lavoro o ragazzi intelligentissimi che sono finiti a fare quel lavoro per sbaglio. Pero' UNA cosa dovrebbero sapere, e ovvero quello che sta nei piatti che servono. Manco quello si imparano? Non e' che dico che debbano impararsi quattro lingue e prendere un dottorato. Giusto sapermi dire cosa posso mangiare e cosa no, o essere svegli abbastanza da andare a chiederlo al cuoco. 

Queste esperienze riflettono un po' la stupidita' generica del genere umano. Premesso che neanche io sapevo una mazza sulla celiachia quando me l'hanno diagnosticata, non ci ho messo tantissimo a capire che dovevo evitare farina, pane, e pasta.

Capisco che ci siano sempre i dubbi sul pane di farro, ma se potessi ricevere un buffetto sulla guancia ogni volta che mi sono sentita chiedere "Ma le patate le puoi mangiare? E lo zucchero? E mio nonno in carriola? Eeeeeeh ma non so cosa farti" ora avrei uno zigomo scavatissimo.

E quando io paziente spiego "Si si, posso mangiare tutto questo, e' solo farina, pane, e pasta che devo evitare" puntualmente iniziano "Ma la carne la puoi mangiare? E il vino lo puoi bere? E le barre di amianto? Eeeeeh ma non so cosa farti". 
Sono i momenti in cui non trovo per nulla triste mangiare da sola guardando Netflix.

Poi, quando la gente capisce cosa cucinare, iniziano puntualmente a compiere azioni inconsulte, tipo mettere del pane sull'insalata, aggiungere salse glutinose alla carne, mischiare il formaggio con i crostini.

Quando io gentilmente faccio notare che non posso piu' mangiarlo perche' a questo punto c'e' contaminazione da glutine, partono tutti con "Eeeeeeh ma come fai a ricordarti tutto questo?"
Ricordarsi cosa? Che non devo sbriciolare del pane sulle cose che mangio? Eh, l'ho imparato facendo un dottorato.

E poi il tutto si conclude con il solito "Ah, ma come fa il tuo ragazzo, e' un santo!". E partono versi di sgomento quando dico che noi in casa non mangiamo glutine, che i miei genitori e i miei amici fanno pasti totalmente gluten free quando li vado a trovare. Io lo so di essere circondata da persone deliziose e meravigliose, pero' non dovrebbe essere incredibile il fatto che loro mi evitino il pericolo di stare male e prendano consapevolezza del fatto che io abbia una malattia. Voglio dire, conosco gente che non mangia aglio, cipolla e pomodoro perche' non gli piace il gusto e questi cibi sono bannati per tutta la famiglia, pero' io che evito il pane perche' mi erode lo stomaco sono una persona difficile. 

In Italia non e' sempre il paradiso, ma spesso la gente capisce con piu' velocita'. Certo, ho passato una festa di matrimonio orribile dove mi hanno lasciata senza cibo, ma il piu' delle volte i camerieri sanno cos'e' il glutine. La gente vede i prodotti senza glutine al supermercato e me li compra. I posti certificati senza glutine sono tanti e non mi capita quasi mai di dove mangiare l'insalata del supermercato scondita in macchina. 

Insomma, quando vi lamentate dell'Italia, pensate che a volte, per qualcuno -ovvero, per me quando ho fame -e' il Paese migliore del mondo.

(Per quanto l'Alsazia sia bellissima ed e' piena di cicogne) 

Foto di una cicogna, animale bellissimo e maestoso