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martedì 22 maggio 2018

Nel mio ebook reader #11-#20


In questo post ho descritto i primi dieci libri del mio ebook reader. Se vi è piaciuto, vi consiglio di guardare questo video in cui Zadie Smith intervista Chimamanda Ngozi Adichie. Ora vorrei descrivere i successivi dieci libri nel mio ebook reader, sempre per dimostrare al mio compagno e al resto del mondo che le mie preferenze letterarie non si basano SOLO su donne che stanno male in Paesi in via di sviluppo. E non sono necessariamente lacrimosi.

#11 La Ragazza dai Sette Nomi, Hyeonseo Lee


Trama in un tweet: una Nord Coreana in fase di ribellione adolescenziale decide di passare qualche giorno in Cina a cantare al karaoke, e in una rapida successione di eventi finisce a dover tirar fuori la sua famiglia da un carcere Laotiano

Pro: E’ una storia vera che parla della Corea del Nord in un modo che va abbastanza contro le normali rappresentazioni. Il Paese non è infatti descritto come quella sorta di buco nero di grottesco terrore dal quale chiunque voglia scappare che spesso ci (o io, almeno) immaginiamo, ma un Paese dove la gente vive, lavora, si fa una famiglia, e, in alcuni casi, vuole anche vivere. La presa di coscienza della critica anti-regime è infatti lenta e molto interessante.

Contro: Sembra più un racconto al bar che un romanzo, probabilmente perché si tratta di un’autobiografia. Non so se l’autrice l’abbia scritto da sola e sicuramente le perdono il fatto di essersi dimenticata di limare la propria prosa mentre fuggiva da Kim Jong Un ed evitava il campo di concentramento, ma stilisticamente non mi convince molto. 

Donne che stanno male: “Adolescente Nordcoreana” è un po’ l’apoteosi di “Donne che stanno male in Paesi in via di siluppo”. Però la storia presenta fin dall’inizio varie generazioni di donne forti, indipendenti, che volenti o nolenti lottano per quello che vogliono.

Lacrime versate: Tante specie alla fine, e in un momento molto melenso e inaspettato in cui arriva un generoso benefattore. Che non so se sia successo davvero, ma nel leggerlo ho pianto come una fontana. Anzi meglio non ricordarlo sennò mi rimetto a piangere

#12 La Bastarda di Istanbul, Elif Shafak


Trama in un tweet: La storia di un’amicizia tra un’adolescente armeno-americana e una turca, che scoprono, nonostante le differenze, di avere una cosa in comune: un padre di merda.

Pro: Elif Shafak scrive molto bene (il suo Black Milk riesce a rendere affascinante il tema della depressione post-partum, per dire) e descrive una Istanbul affascinante e potente, mettendo una bella dose di colpi di scena e di momenti di riflessione

Contro: Mentre la descrizione della Turchia è affascinante, certi personaggi sono un po’ stereotipati. Questo succede soprattutto quando parla degli Americani, e di conseguenza la perdono perché ben comprendo la tentazione di prendere in giro gli abitanti dell’Arizona

Donne che stanno male: praticamente tutte (e anche quelle che non vengono da Paesi in via di sviluppo sono comunque un po’ sfigate perché Armene). Però uno dei pregi del libro sono le diverse sfaccettature con cui le donne sono descritte, offrendo un ritratto delle Turche che va dalla musulmana praticante con velo e capacità di invocare i Jinn, alla donna moderna e secolare in rossetto e minigonna.

Lacrime versate: abbastanza, più per le storie di amicizia e affetto che per la gente che muore.

#13 City of Thieves, David Benioff


Trama in un tweet: Vi siete mai chiesti come si stava a Leningrado (oggi San Pietroburgo) mentre stava sotto assedio tedesco? Questo libro vi risponde: una merda

Pro: la trama, che parla di due ragazzini costretti a cercare delle uova in una Leningrado che sta morendo di fame, è avvincente e mai noiosa. In più offre uno spaccato storico che mi piace pensare sia accurato, e che l'introduzione del libro lascia intendere sia basato su una storia vera (e se lo è, è davvero molto figa)

Contro: Se il nome dell’autore vi è famigliare, è perché si tratta dello sceneggiatore di Game of Thrones. Esattamente come in Game of Thrones, nel libro ha messo molte scene splatter innecessarie, violenze sessuali un tanto al chilo e una serie di dialoghi che si basano sull’apprezzamento maschile per gli attributi femminili. Con dialoghi snervanti del tipo
Personaggio 1: Non abbiamo cibo e siamo nella neve e presto ci uccideranno
Personaggio 2: Perché non parliamo di tette e di culi?

Donne che stanno male: Il libro non si sofferma tanto sulle donne che stanno male e tendenzialmente ne parla come di personaggi piuttosto piatti, ma ci offre una bella descrizione della tenebrosa e affascinante cecchina che si aggira nei dintorni di Mosca pronta ad uccidere. Per quanto sia abbastanza un cliché alla Arya, non posso che ammettere la mia stima per il personaggio.

Lacrime versate: abbastanza poche, anche se in alcuni punti la sfiga dei personaggi provoca una frustrazione lacerante.

#14 Cigni Selvatici, Jung Chang


Trama in un tweet: Non importa che tu sia nata nella Cina Imperiale, durante la Rivoluzione Culturale o in pieno Maoismo: la tua vita farà comunque schifo.

Pro: Descrivendo tre generazioni di donne, il libro ti conquista nel seguire le vicissitudini di una famiglia attraverso la storia della Cina del 900, con molti spaccati di vita quotidiana di una realtà difficile da immaginare.

Contro: Lo stile è molto piatto e praticamente senza emozioni. La protagonista parla di separazioni, ritrovamenti, amori, sofferenze con la stessa verve che io ci metto nel lavare i piatti. Mi piace pensare che sia un problema di traduzione perché l'autrice mi ispira simpatia. 

Donne che stanno male: il libro è praticamente una sottile ode su come le donne in Cina siano sempre state un po’ male. Ti fa vedere chiaramente perché volessero cambiare le cose, e poi perché le volessero cambiare ancora, e poi perché pure ora ci sarebbe da cambiare

Lacrime versate: nessuna, perché il pregio di una scrittura poco coinvolgente è la possibilità di leggere di argomenti tristissimi e reagire come reagisco di solito quando finisco il sapone liquido per i piatti

#15 I Know Why the Caged Bird Sings, Dr. Maya Angelou


Trama in un tweet: Maya Angelou è un’importante intellettuale del nostro secolo, ma ci siamo mai chiesti com’è stata la sua infanzia? Spoiler alert: era una bambina nera nel sud degli Stati Uniti

Pro: Il libro è coinvolgente e fa riflettere su molti aspetti della società americana contemporanea, come per esempio il razzismo, le discriminazioni, le differenze di classe, il tutto raccontato dagli occhi di una ragazzina

Contro: ci sono delle pagine decisamente forti, di quelle che leggo la sera e mi alzo a farmi un’altra tisana con contorno di melatonina perché so che altrimenti non dormirò. Avevo letto della vita di Maya Angelou solo nelle Storie della Buonanotte per Bambine Ribelli e una parte di me preferisce la versione edulcorata per i minori di 14 anni. 

Donne che stanno male: Maya Angelou è il prototipo della donna che sta male, e ti spiega pure come gli Stati Uniti in certi luoghi e periodi storici possono essere come (o peggio) i Paesi in via di sviluppo. Però è finita tra le Bambine Ribelli, quindi ora sicuramente riposa in pace. 

Lacrime versate: quasi nessuna, ma ho provato tanta indignazione e voglia di andare a protestare con Black Lives Matter

#16 A Volte Ritorno, John Niven


Trama in un tweet: cosa fa dio quando torna da un week end a pesca e si accorge di cosa sta succedendo nel mondo? Decide di far rinascere Gesù. E Gesù passerà il suo tempo con i ricchi e potenti, o con gli homeless, le prostitute, i vari derelitti?

Pro: Il libro fa morire dal ridere, le prime dieci pagine non vanno lette con un bicchier d’acqua o tutto il liquido bevuto finirà nel naso. E pur essendo divertente, alla fine da anche degli spunti di riflessione

Contro: Se siete molto religiosi e l’ironia non è il vostro forte (vedi: se siete tra quelli che vorrebbero chiudere Charlie Hebdo) potreste essere un POCHETTO offesi. Niven scrive molto bene, ma proprio come nel suo altro romanzo “Streight White Male” (che si merita una standing ovation solo per il titolo) tende a cadere un po’ sul finale.

Donne che stanno male: Il libro è piuttosto maschiocentrico, essendo basato su Gesù. Ci sono però dei personaggi femminili interessanti e il forte sospetto che il Gesù del 21 secolo possa essere femminista

Lacrime versate: dal ridere, molte, e poi anche qualcuna nella parte in cui dio si rende conto che la metà degli americani non crede nel Darwinismo.

#17 Miss Peregrine’s Home for Peculiar Children, Ransom Riggs


Trama in un tweet: quello che pensi sia la fantasia di un ragazzino che ha perso la propria famiglia, si ritrova essere un incubo terribile dove tutti vogliono uccidere dei bambini e manco c’è Dumbledore a proteggerli

Pro: Il libro è una fantascienza basata nel mondo reale (e, apparentemente, su delle foto realmente esistenti)  che è inquietante ma affascinante , con l’autore che è in grado di creare un senso di claustrofobia e libertà allo stesso tempo. E poi, ovviamente, Tim Burton ci ha fatto un film e ogni cosa che Tim Burton tocca diventa bellissima (guardiamo Johnny Depp in Edward mani di forbice)

Contro: mentre il film è autoconclusivo il libro è il primo di una saga che mi dicono diventare un po’ noiosa, e di conseguenza sto ancora esitando a leggerla

Donne che stanno male: Miss Peregrine è un personaggio molto bello e tra i peculiar children ci sono varie ragazze con poteri magici che sono particolarmente badass. Lo stare male è però piuttosto equamente diviso tra uomini e donne

Lacrime versate: qualcuna, ma non avendo letto una vera e propria conclusione le riservo per il futuro

#18 Canale Mussolini, Antonio Pennacchi


Trama in un tweet: l’unico libro al mondo che riesce a farti stare vagamente simpatica una famiglia veneta fascistissima.

Pro: Pennacchi fa una descrizione storica molto accurata degli eventi in Italia tra gli anni 20 e il dopoguerra (e pure poi, se contiamo il seguito “Il Fasciocomunista”). E tutto questo con un linguaggio colloquiale per cui ora io non posso fare a meno di immaginarmi Mussolini che chiama Hitler “ehi, Dolfo!”

Contro: I personaggi sono abbastanza piatti e si perdono nella narrazione storica. Le avventure personali sono più che altro degli intermezzi divertenti e manca un po’ una riflessione più ampia su quello che succede. Insomma, non vogliamo rischiare che oltre alla famiglia protagonista ci stia simpatico pure Mussolini, no?

Donne che stanno male: le donne stanno male assieme agli uomini che stanno sotto il Fascismo prima e in guerra poi. Quello che però un po’ critico a Pennacchi è l’accenno alle violenze, gli stupri, la totale mancanza di indipendenza delle donne all’interno del sistema patriarcale famigliare senza problematizzarlo. L’avessi scritto io, sarebbe tutto un gran descrivere quanto male stavano le donne. (E si, però non l'ho scritto, quindi in effetti ho poco da lamentarmi)

Lacrime versate: qualcuna, anche se il libro riesce –inaspettatamente, visto il tema –a darti sempre un generale buonumore.

#19 The Casual Vacancy, J.K. Rowling


Trama in un tweet: una serie di ragazzini e famiglie che stanno male, e tu continui ad aspettare che arrivi la lettera di Hogwards e invece avrai solo una magistrale critica della middle class inglese.

Pro: J.K. Rowling dimostra di scrivere benissimo e in tutti i possibili stili, creando dei personaggi che sono veri, tondi, e potenti

Contro: a tratti la narrazione è un po’ lenta, un po’ drammatica, e a tratti ti vien voglia di dare delle gran pizze in faccia a tutti i personaggi (che ti immagini come dei Brexiters a cui speri vada di traverso il te delle cinque)

Donne che stanno male: tante, e una in particolare attorno a cui gira la narrazione. A differenza di Harry Potter, però, la Rowling qui non crea dei personaggi particolarmente emancipati, ma pone l’accento più sul problema di classe

Lacrime versate: molte, in più punti, spesso bofonchiando “ma dov’è Hermione?”

#20 Euphoria, Lily King


Trama in un tweet: Immaginando la vita di Margaret Mead in modo (se possibile) ancora più bello e tragico, il libro ti fa contemporaneamente morire dalla voglia di fare l’antropologa e essere molto contenta di stare sul tuo divano a non farlo

Pro: Abbiamo letto questo libro quando facevo parte di un book club, e tutte (che però eravamo un po’ delle nerd e ci appassionavamo alla vita dell’antropologa Margaret Mead) l’abbiamo eletto come il libro più bello letto nell’anno. Questo perché è scritto molto bene e ha un sacco di diversi strati interpretativi, e quanti libri parlano di donne che vanno a vivere in Papua Nuova Guinea all’inizio del secolo scorso?

Contro: L’inizio è un po’ lento, e ci si mette un attimo ad essere pienamente coinvolti. Ma davvero, mi è piaciuto così tanto che anche questa critica ho fatto fatica a scriverla.

Donne che stanno male: La protagonista è una donna che sta male (e che se ne va in un Paese LETTERALMENTE abitato dai cannibali). Ciò che mette tristezza, però, non è tanto il suo generico stare male, quanto il fatto di non riuscire ad uscire da una relazione abusiva.
Il libro descrive anche tante altre donne che potrebbero potenzialmente stare male, ma che se ne fregano e organizzano un’orgia lesbica mensile.

Lacrime versate: molte, ma attutite dal fatto che la storia vera di Margaret Mead è in realtà meno tragica e, di conseguenza, ci da speranza.

Attendo di sapere cosa ne pensate, e rilancio una sfida: avete da consigliare libri ambientati in Italia alla fine dell'Ottocento? 


venerdì 4 maggio 2018

Rifugiati e Cesaroni


Dopo molti tentennamenti mi decido ad andare dal dentista. Fosse per me, non ci andrei mai, ma ne ho trovato uno che parla Inglese, un tedesco alto e biondo con l’accento di Ken che fa i crauti, che mi fa i complimenti per come mi lavo bene i denti.


Poi però mi dice anche che ho cinque carie e che vuole togliermi tutti i denti del giudizio.

Prendo a lamentarmi con l’assistente di poltrona, appena CruccoKen se ne va a prendere non so quale lastra. “Ecco, lo sapevo che mi diceva qualcosa di brutto” attacco io, approfittando del fatto che anche la poverina parla inglese. “E’ che io ho i denti sfigati, mi si cariano con niente, ma i denti del giudizio! Me li volevo tenere… ma si può avere tanta sfiga?”
Da piccola quando perdevo un dente da latte mi sdraiavo sul divano dicendo “Non potrò mai sopravvivere a questo terribile dolore!” e infatti mi chiamavano Eleonora Duse.

L'assistente di poltrona sorride e prova a consolarmi. E’ proprio solare. Ha la pelle olivastra e gli occhi verdi, sembra quasi italiana.

Le chiedo da dove viene.
“Siria” risponde lei senza smettere di sorridere.

Quella mattina avevo giusto ascoltato Deutsche Welle e parlavano delle armi chimiche nel Guta, ed ero quasi sicura di aver capito bene, nonostante il mio tedesco. 
Improvvisamente mi sono resa conto che si’, esistono sfighe peggiori che togliere i denti del giudizio.

Ma non mi scoraggio. La ragazza parla benissimo tedesco, sarà arrivata qui a due anni quando in Siria tutto andava benissimo e probabilmente tutto ciò che sa della Siria è il kebabbaro all’angolo dove si fa la pausa pranzo.
Le chiedo da quanto tempo è in Germania

“Quattro anni” dice lei con il suo volto sereno. “Mi piace, ma l’Italia è più bella. Sono stata in Sicilia, e mi piacerebbe di più vivere in Italia, ma prima devo fare i miei studi per diventare dentista qui”

E niente, l’idea delle carie e dei denti da togliere non è più sembrato il PEGGIO DI TUTTI I MALI.

Perché certe volte noi (o almeno, tanta gente che conosco) si immagina i Siriani come gente aliena, che vive nei campi profughi, che sta nei tendoni e cavalca i cammelli e schiavizza le mogli e  che si fa esplodere nelle frontiere.

Invece sono persone come l’assistente del mio dentista, che mi consola per le mie carie il giorno che il suo Paese subisce un attacco con armi chimiche.

Sono persone come l’informatico nel mio ufficio, che un giorno, mentre aspettava che si installassero gli aggiornamenti sul mio computer, mi ha chiesto se a Pasqua tornassi a casa.
“Si” ho detto io “Vado in Italia, visito la mia famiglia. E t…………..”
E poi mi sono fermata e non ho più detto nulla mentre attorno a noi volavano le balle di fieno


Sono persone come Selma, una delle protagoniste del corso online Deutsche Welle che sto facendo.
Il corso in questione non solo è gratis e fatto benissimo, ma invece di fare quei dialoghi scemi dei libri di Inglese come John Johnson che viene da Londra, parla di problemi VERI. invece di personaggi piatti e stereotipati (Mario dall'Italia che mangia gli spaghetti, Jean-Jaques dalla Francia che fa i croissant), usa personaggi verosimili.

Per esempio, parla di Selma che è una rifugiata Siriana, e il padre è medico ma deve lavorare in un fast food. Selma è presentata come una ragazza intelligente, che vuole studiare, trovarsi un lavoro, e sa il Tedesco molto meglio di me (un po’ come l’assistente del mio dentista, poi. Perché se sei italiana puoi permetterti il lusso di non sapere il tedesco, se sei Siriana no). Selma non è velata, ma sua madre si, e apprezzo anche che abbiano messo un personaggio apertamente musulmano.


I genitori di Selma sono severi con lei, ma sono descritte come brave persone. Il vero nemico, la persona più ignobile di tutto il corso di lingua è Pepe, il fratello del fidanzato Spagnolo Nico, una sorta di Enrique Iglesias con la leccata di mucca e il pelo a vista che è attaccato ai soldi, bugiardo e maschilista
(Perché si, Deutsche Welle spiega anche che gli stereotipi di genere sono sbagliati e parla di temi come l’aborto. Un bagno di realtà che non avevo da quando facevo Cinese e tutti i dialoghi del libro parlavano di operai comunisti).

Per farmi smettere di lamentarmi, il dentista mi ha fatto fare una pulizia dei denti. Sono arrivate due altri assistenti, una con un velo bianco in testa e una con un brillantino in un dente. Mentre mi spalmavano della pappa rosina sulle gengive hanno preso a parlare tra di loro in turco, e la cosa mi ha reso molto felice. Così avevo una scusa perfetta per non dover interagire e trovarmi in quelle tipiche situazioni dentistiche imbarazzanti a gorgogliare “vngr dl tllia” con la saliva che cola dal mento e il sangue che schizza sui vestiti.

E anche qui, molti si immaginano i Turchi come gente che gira con le scimitarre stile cattivi di Aladin, che ruba e molesta, che si fa esplodere nei parchi pubblici, che accoppa i ratti da mettere nel kebab.

Invece sono persone come le assistenti del mio dentista (anche se, a essere sincera sincera, sulla cosa dei ratti nel kebab non ci metterei la mano sul fuoco).

Sono persone come i personaggi di un altro programma che guardo per imparare il Tedesco, ovvero Turkish für Anfänger su Netflix.


Dal momento che il mio Tedesco mi permette appena di prenotarmi le visite dal dentista, si tratta di una commedia abbastanza semplice. Praticamente è la stessa trama dei Cesaroni (che, da Wikipedia scopriamo, è stato trasmesso in tantissimi Paesi e ha vinto premi in Spagna, esportiamo proprio solo il meglio).

Ci sono infatti due genitori single che si mettono assieme e decidono di trasferirsi tutti in una grande casa, con i figli adolescenti. Tra le due famiglie ci sono molte differenze ma chiaramente e in modo molto prevedibile [spoiler alert, smettete di leggere se bruciate dalla voglia di vedere questa serie] la figlia di lei si mette assieme al figlio di lui.

La differenza con i Cesaroni è (come i più arguti avranno intuito dal titolo) una delle due famiglie è turca. La trama della serie non è particolarmente articolata –anche se regala momenti meravigliosi, come un personaggio che va in coma dopo essere stato investito da una BICICLETTA e un altro che è ferito gravemente perché cade in un TOMBINO, e qui tutti quelli che dicono che i tedeschi non hanno senso dell’umorismo ZITTI.

La serie all’inizio gioca abbastanza sugli stereotipi. Il padre turco è pieno di peli e si deve fare la ceretta. La madre tedesca è una pessima casalinga ed è molto liberale, tanto che la figlia Lena (e qui arriva proprio la quintessenza della tedeschitudine) le chiede per favore di darle delle REGOLE (non ho ancora visto l’ultima stagione, ma sono quasi sicura che Lena alla fine delle serie diventi un’amministrativa nella mia università).

La ragazza turca, Yagmur, porta il velo e si sveglia di notte per pregare. Il suo essere ossessionata con la religione è presentato come un elemento comico, con puntate (piuttosto prevedibili) in cui la matrigna tedesca le fa mangiare per sbaglio polpette di maiale durante il Ramadan e lei va in crisi. Ciò che apprezzo non è tanto il fatto che sia un personaggio complesso (nessuno dei Cesaronien lo è davvero), quanto il fatto che le venga data autonomia delle sue scelte. Lei è molto religiosa perché è un modo per sentirsi più vicina alla madre defunta, ma il padre e il fratello (che non sono religiosi, bevono birra e non osservano il Ramadan) non la obbligano a fare nulla. Non è una donna musulmana oppressa, ma è pienamente responsabile di tutte le due decisioni.

Ad un certo punto della serie le differenze tra Cesaronien Turchi e Cesaronien Tedeschi si appiattiscono e, come i conoscitori di format di soap operas possono immaginare, prendono a volersi tutti bene. Il ragazzo turco, Cem, è maschilista e macho, ma questo è dovuto più al suo essere un coatto ignorante (che, grazie a questa serie ho scoperto dirsi “Prolet”) che ad essere Turco. Il suo migliore amico, Kosta, che è coatto come lui e in più balbetta, non è infatti Turco ma Greco. La ragazza che gli piace, Ching, è di origine asiatica ma la cosa viene trattata in modo assolutamente normale nella Berlino multiculturale.

Quindi, in conclusione, vorrei dare una stellina di merito a questa Germania che fa i corsi di lingua e le serie tv che promuovono la diversità e vanno contro gli stereotipi. Ora, non so se magari tutti gli altri programmi tedeschi che non guardo inneggino ai baffetti sottili, o se tutti i corsi di lingua che non faccio mostrino energumeni ariani che picchiano le foche, ma questi due esempi di cui parlo qui mi hanno positivamente colpita. Voglio dire, negli Stati Uniti la gente rimane basita a vedere in prima serata una famiglia multietnica. In Italia non mi sembra proprio di aver mai visto un telefilm in cui una madre Italiana si sposa con l’Albanese Bujar Cesaria che va in moschea tutti i venerdì (e se voi ne avete visti ditemi pure che sono curiosa).

Vado più volentieri dal dentista? No, assolutamente. Ora non posso neanche più lamentarmi in pace dei denti del giudizio perché ho letteralmente davanti agli occhi l’incarnazione del “pensa ai bambini in Africa Medio Oriente che soffrono”. Però sono felice di vivere in un posto dove posso incontrare persone diverse che mi insegnano cose nuove.

Tipo che devo stare molto attenta alle biciclette, o potrei finire in coma.